«Il traduttore ha come compito l’interpretazione dei segni, che sono anch’essi sogni, di quei sogni che imbastiscono parole, che le animano: che sono le parole».
Ottavio Fatica è uno dei più stimati e considerati traduttori italiani. Ha insegnato la pratica del tradurre a numerosi talenti. Fra le sue traduzioni più importanti, spiccano Moby-Dick di Melville, i Diari di Byron, i Taccuini di Henry James, carteggio di Elizabeth Bishop-Robert Lowell, Magia di W.B Yeats, e un gran numero di opere di Kipling, e poi Fitzgerald, Faulkner, Joyce, Lafcadio Hearn e tanti altri. Vincitore, nel 1994, del Premio Mondello per la traduzione di Limericks di Edward Lear e del Premio Monselice (2007) per La Città della tremenda notte di Kipling. Fra i poeti ha tradotto i Limericks di Edward Lear, Elizabeth Bishop, Nina Cassian, W. H. Auden. Ha portando a termine la nuova traduzione della trilogia del Signore degli Anelli.
«Tradurre vuol dire prendere un testo e spostarlo nella lingua che abbiamo alle spalle, che ci spalleggia, ci sostiene, dalla quale ci siamo spencolati nell'altra. Il traduttore ha puntato i piedi e allungato le braccia per portarlo su questa sponda. Si tratta di trasporto o di trasposizione, come per la musica. Il movimento inverso, a ritroso, va in un certo senso controtempo, contro il tempo: e il tempo è irreversibile. Sarà per questo che al nostro orecchio ha un che d'innaturale, di sforzato, che va contro l'ordine del tempo.».
Vabbè Fatica è Fatica, grandissimo traduttore, però che noia! Il solito bla bla bla autocelebrativo, la solita tracotanza di chi dovrebbe tacere, starsene dietro le quinte: artigiano che si sente artista, per transustanziazione.
Bel saggio sul mondo delle traduzioni, sulla sua complessità, importanza e sensibilità. Poche pagine, ma dense di significato e molto emotive. Da un qualcosa di più all'essere lettore
Raccolta di opinioni sul ruolo del traduttore da parte di un traduttore coi controcazzi, molto insightful a tratti…in altri solo esercizio di retorica�