Torna in libreria uno dei titoli più importanti nella grande produzione di Juan Carlos Onetti: Triste come lei, che riunisce le sue migliori prose brevi. In queste storie, che ammaliano per la loro compiutezza e la densa atmosfera, l’autore uruguayano ci regala un tassello indispensabile per comprendere il suo mondo letterario: un universo fatto di caffè, sigarette e amori sgualciti, trame e personaggi che arricchiscono di nuovi episodi e destini il ciclo narrativo ambientato nella mitica città immaginaria di Santa María. Scritti tra il 1933 e il 1974, questi racconti ci restituiscono il meglio della prosa onettiana, l’opera di un autore che infinitamente ritorna sulla propria ossessione: l’uomo e la sua impossibile redenzione.
Juan Carlos Onetti (July 1, 1909, Montevideo � May 30, 1994, Madrid) was an Uruguayan novelist and author of short stories.
A high school drop-out, Onetti's first novel, El pozo, published in 1939, met with his close friends' immediate acclaim, as well as from some writers and journalists of his time. 500 copies of the book were printed, most of them left to rot at the only bookstore that sold it, Barreiro (the book was not reprinted until the 60's, with an introduction and preliminary study by Ángel Rama). Aged 30, Onetti was already working as editing secretary of the famous weekly Uruguayan newspaper Marcha. He had lived for some years in Buenos Aires, where he published short stories and wrote cinema critiques for the local media, and met and befriended the notorious novelist and journalist, Roberto Arlt ("El juguete rabioso", "Los siete locos", "Los lanzallamas").
He went on to become one of Latin America's most distinguished writers, earning Uruguay's National Prize in literature in 1962. In 1974, he and some of his colleagues were imprisoned by the military dictatorship. Their crime: as members of the jury, they had chosen Nelson Marra's short story El guardaespaldas (i.e. "The bodyguard") as the winner of Marcha's annual literary contest. Due to a series of misunderstandings (and the need to fill some space in the following day's edition), El guardaespaldas was published in Marcha, although it had been widely agreed among them that they shouldn't and wouldn't do so, knowing this would be the perfect excuse for the military to intervene Marcha, considering the subject of the story (the interior monologue of a top-rank military officer who recounts his murders and atrocious behavior, much as it was happening with the functioning regime).
Onetti left his native country (and his much-loved city of Montevideo) after being imprisoned for 6 months in Colonia Etchepare, a mental institution. A long list of world-famous writers -including Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa and Mario Benedetti - signed open letters addressed to the military government of Uruguay, which was unaware of the talented (and completely harmless) writer it had imprisoned and humiliated.
As soon as he was released, Onetti fled to Spain with his wife, violin player Dorotea Mühr. There he continued his career as a writer, being awarded the most prestigious literary prize in the Spanish-speaking world, the Premio Cervantes. He remained in Madrid until his death in 1994. He is interred in the Cementerio de la Almudena in Madrid.
Difficile classificare questi racconti. Alcuni sono ossi duri da sgranocchiare, in altri le storie sono intuite più che comprese, i contorni restano sfumati in un tempo sospeso, si brancola nella nebbia. Lo stile, però, è davvero particolare per le atmosfere e le suggestioni che crea: insensatezza, assurdo, solitudine, incomunicabilità, vuoto� i protagonisti dei racconti di Onetti sono condannati in partenza al fallimento. Inutile affannarsi nel tentativo di sfuggire al proprio destino. Rimandavo da molto tempo la lettura di Onetti, temendo il suo pessimismo, la sua sfiducia nel genere umano, ma sbagliavo. Onetti è uno scrittore vero. Ho rubato la musica dalla recensione che Germana ha scritto su Anobii al romanzo “Gli addii�. E� perfetta.
Il giorno in cui comprai questo libro, ero indecisa se comprare i racconti di Onetti o un altro volume - e siccome penso che sappiate che io leggo molto, alla fine li comprai entrambi. Siccome ero in una delle Fiere dell’editoria (non ricordo se fosse Bookpride o il Salone del Libro o che altro), chiesi consiglio a un signore del quale mi fido molto - in quanto a gusti letterari - e che all’epoca lavorava per Edizioni Sur. Mi consigliò caldamente questo volume, molto meglio dell’altro, disse. Ora, io non posso dire se così è veramente, perché non ho ancora letto l’altro libro che era in ballottaggio con i racconti di Onetti. Sui racconti di Onetti, posso solo dire che sono meravigliosi.
Lui, in realtà, non tentava di guardarla; si limitava a mostrarle gli occhi, come un mendicante quasi disinteressato, senza fede, che esibisse una piaga, un moncherino.
Quello che ho preferito in tutta la raccolta, è quello che le dà il titolo. Ma allora, perché sono stata così parca nel giudizio? Semplice. Ho trovato altissimo Onetti nei racconti, ma lo trovo irraggiungibile nei suoi romanzi. Come I fan più intransigenti, una volta abituata all’universo di Santa Maria con quei personaggi, i racconti (che in parte sono pure loro ambientati in quel riassunto di universo che è Santa Maria) mi hanno lasciato� insoddisfatta. Devo essere sulla via dell’invecchiamento di quelli presi male, insomma. Innamorata talmente tanto dei romanzi che dei racconti non mi accontento, troppo brevi come amori. Io non mi facevo mai i fidanzatini al mare. Ecco, un po� lo stesso.
“Per me, ormai lo sapete, i fati nudi e crudi non significano niente. L’importante è quello che contengono o quello che comportano; e poi constatare cosa c’� dietro una cosa e dietro ancora fino al fondo definitivo che non raggiungeremo mai.�
Partiamo da qui. Da una dichiarazione d’intenti che racchiude l’intera poetica onettiana, ma che a pensarci bene potrebbe adattarsi anche a uno scrittore stilisticamente lontanissimo dal maestro latinoamericano come R. Carver, a testimonianza che spesso i grandi artisti partono da idee condivise che poi sanno sviluppare in maniera originale. Partiamo da qui e diciamolo subito: �Triste come lei� è un capolavoro, una serie di racconti che vanno dal 1933 al 1974 e che costituiscono la summa del pensiero di J.C. Onetti. Qui dentro ci sono più o meno tutti i temi che lo scrittore uruguaiano ha approfondito nei romanzi: c’� la necessità di appoggiarsi al sogno e di credere nelle menzogne per riuscire a sopravvivere nel mondo reale, e c’� la consapevolezza dell'ineluttabilità del destino, con la conseguente compassione per gli uomini che si illudono di essere gli artefici delle loro fortune mentre in realtà sono solo i figuranti di una commedia scritta da altri. C’� il ricordo, che il tempo trasforma in qualcosa di diverso, modificando quello che è stato in quello che avrebbe potuto essere, e ci sono il rimpianto e la sconfitta, la solitudine e quel bisogno di espiare al quale non riusciamo mai a sottrarci, condannati a una pena chiamata vita.
E poi c’� la scrittura di Onetti: la capacità di dare profondità ai personaggi attraverso la descrizione di aspetti contradditori del loro carattere e la bellezza di frasi a volte pesanti come sentenze e altre leggere come pennellate, frasi apparentemente semplici ma che contengono all’interno una polverina magica in grado di suscitare immagini e accendere la fantasie del lettore. Sembra di vederlo, il protagonista del �Il volto della disgrazia�, quando racconta che �la luce spingeva l’ombra della mia testa fino al bordo del sentiero di sabbia fra gli arbusti�. E anche la ragazza dello stesso racconto che arrivando in bicicletta �muoveva con facile lentezza le gambe, con tranquilla arroganza le gambe riparate da calze grigie� (facile/lentezza e tranquilla/arroganza�). E ancora: il protagonista che dopo aver visto la ragazza calcola �che ci separavano venti metri e meno di trent’anni� e poi rimane a guardare la morte del sole era gli alberi e che scivola �in un lento sonno, in un mondo oliato e senz’aria, dov’ero stato condannato ad avanzare, con enorme sforzo e senza voglia, a bocca aperta, verso l’uscita dove dormiva l’intensa luce indifferente del mattino, irraggiungibile�.
Inutile proseguire, per quanto mi riguarda con �Triste come lei� si chiude la mia caccia al più grande narratore di sempre. Juan Carlos Onetti è il più grande di tutti.
La habilidad más relevante de Onetti, a mi juicio, es la de dejar a quien lo lee con un constante sentimiento de asco y de cansancio por la existencia.
Un relato largo de gran expresividad poética. Con una prosa narrativa muy cuidada, Onetti nos presenta la historia de un matrimonio erosionado por la duda y los deseos; en dónde la imposibilidad de la comunicación y las frustraciones sexuales (sin llegar a ser eróticas), son los principales elementos que hilarán una trama oscura y de momentos incluso algo onírica (sin llegar al surrealismo), para desencadenar, finalmente, la tragedia humana. Por qué aquí, Onetti propone el desafío de contar al lector algo truculento e incómodo de la manera más bella y artística posible.
Aunque destaco la estructura y ritmo en que se narra la historia, además de la siempre confiable pluma de Onetti (su estilo es único); no he llegado a empatizar del todo con éstos personajes, menos aún, comprender sus motivaciones más allá de lo evidente. Por otra parte, la historia esta situada en Santa Maria, pero en ningún momento se siente como parte de esta (en sentido orgánico); si se mencionan a personajes de cierta relevancia en la saga, pero no hay un engranaje que sugiera que lo que se nos cuenta tiene relevancia o está unida al devenir de otra historia.
En fin, "Tan triste como ella" es un relato largo que destaca por lo bien escrito que esta, pero solo hasta ahí.
Prefiero la versión que colecciona 'Tan triste como ella' con otras novelas cortas. De cualquier forma, es más fácil recordar las sensaciones que se transitan al leerlo (desconcierto, asombro, desazón) que los sucesos que recorre, casi siempre crípticos, aunque ligeros en apariencia. Mujeres mal queridas, poco o muy queridas. Hombres apesadumbrados por las mismas causas. Ciudades imaginadas y ciudades reales declaradas igual de sombrías. Asuntos menores transformados en eventos trascendentales por una serie de detalles que trazan la lógica singular de su literatura.
Una serie de calamidades domésticas confesadas con la serenidad de la resignación. Un hechizo de sensibilidad e inteligencia.
Dentro de la extensa bibliografía de Onetti, Tan triste como ella ocupa un lugar especial. Me parece que su publicación demuestra la maestría narrativa del narrador uruguayo: ese dominio de la sugerencia, la profundidad psicológica de sus personajes, la creación de metáforas sutiles e interesantes. En lo personal prefiero por mucho al Onetti que, aunque no deja de ser una lectura densa, sabe contar con simpleza otra de sus descripciones sobre el fracaso.
Tan triste como ella cuenta la historia de una mujer en un matrimonio muerto. Prisionera en su hogar, la mujer relaja su desgracia contemplando desde la ventana su vasto jardín. Esos árboles enfermos y tristes, las plantas que adornan la desolación de la mujer, recuerdan a ella la infancia desaparecida. Un mal día su esposo anuncia la noticia: el jardín será derribado y se colocarán peceras. A la llegada de tres obreros, la mujer comienza un lento abandono hacia el desprecio más puro por los hombres. La narración no descarta ciertos momentos de erotismo y la violencia del desenlace solo puede ser compara con el sonido de un árbol que cae.
Premessa fondamentale: ho scoperto onetti da poco e mi sono innamorato perdutamente de "il cantiere", romanzo incredibile e bellissimo. ecco: per quanto questa raccolta sia molto bella non è quei livelli, e se dovessi suggerire a qualcuno che ancora non conosce questo autore una sua opera non sarebbe questo libro. e -se proprio devo esser sincero- più i racconti son brevi e meno mi entusiasmano, come se onetti avesse bisogno di avere quanto più spazio possibile a disposizione per potersi esprimere al suo massimo: e difatti sono i racconti più lunghi ad essermi rimasti maggiormente dentro ("jacob e l'altro" con i suoi personaggi di una tristezza impossibile da raccontare, "storia del cavaliere della rosa e della vergine incinta di lilliput" e il racconto che da il titolo alla raccolta su tutti), racconti che peraltro hanno certi aspetti ch mi hanno fatto pensare -chissà perchè- ai film di fellini. insomma: forse non è un capolavoro, ma quanto stile, quanta vita, quanta poesia in queste pagine. e anche quanta tristezza, tanto che quando arriva la risata (come nel finale di "matìas il telegrafista") colpisce come uno schiaffo. E comunque alla fine resta la nostalgia per santa marta, paese che fa da sfondo sia a "il cantiere" che a diversi (tutti?) racconti e che va a prendersi un posto d'onore in un possibile atlante dei paesi e dei luoghi della letteratura.
Onetti tiene un manejo magistral del idioma. Logra algo nada fácil: dar siempre con el adjetivo exacto. Sin embargo, esta colección de cuentos me dejó un poco frío. Presente situaciones estáticas, que en más de una ocasión se prolongan demasiado, para rematar con fin que pretende sorprender, pero tiende a ser predecible. Sus personajes masculinos son seres solitarios, un tanto a la deriva, que terminar por ser fastidiosos. Su personajes femeninos, o son pasivos, o son insoportables. Se salvan en esta colección Historia del Caballero de la Rosa y de la Virgen encinta que vino de Liliput, Jacob y el Otro, que tiene un juego interesante de perspectivas, y un poco menos, el que le da título a la colección. En fin, esperaba más de este autor.
It is a very nice selection of short stories by Juan Carlos Onetti, one of those great Latinamerican writers from the Boom, but who never was so famous as Vargas Llosa or García Márquez. Here we can find the world Onetti built for some of his novels: the town of Santa María, also we find references to some of his most known characters, as Junta. The main themes of his literature are present in its short stories, like those loser characters, and an eternal sense of failure.
Tan triste como ella. Un cuento breve lleno de frases tristes pero mágicas.
"el hombre solo creía en la desgracia y en la fortuna, en la buena o en la mala suerte, en todo lo triste y alegre que puede caernos encima, lo merezcamos o no. Ella creía saber algo más; pensaba en el destino, en errores y misterios, aceptaba la culpa y —al final� terminó admitiendo que vivir es culpa suficiente para que aceptemos el pago, recompensa o castigo. La misma cosa, al fin y al cabo."
Não tenho vergonha de admitir que esse foi um dos livros mais difíceis que já li, existindo alguns contos que eu não entendi praticamente nada do começo ao fim. Consultei algumas pessoas e elas tiveram impressão semelhante. Alguns contos, no entanto, são melhor compreensíveis, e nele se percebe também melhor a beleza da construção narrativa do Onetti. O conto que eu mais gostei foi "Ebsjerg, na costa".
"Ma ammazzando ogni espressione che potesse trasmettere allegria, disincanto, rischi calcolati, grandi o piccole astuzie, ci era imprescindibile, inevitabile mostrare sul volto altre cose, quelle che eravamo decisi, abituati a nascondere quotidianamente, per anni, ogni giorno, dalla fine del sonno, tutte le giornate, fino all'inizio del sonno."