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L'uomo che trema

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Vorremmo dirvi: fidatevi. Questo è un memoir di una potenza rara. È la storia della depressione di un giovane uomo, o meglio è la storia di un giovane uomo che guarda il suo male in faccia per cercare di capire piú che può. Usando tutte le armi che ha: l’intelligenza, la forza delle parole, la letteratura, l’arte, la musica, l’ironia, la memoria. L’uomo che trema racconta, s’inoltra nel dirupo della vita di tutti i giorni, non si ferma davanti a niente. Se la sua storia è simile a quella di undici milioni di persone nel nostro Paese, il suo modo di rivelarla non ha molti paragoni.

L’uomo che trema racconta. Guarda la sua malattia come se fosse un corpo estraneo, lo viviseziona, cerca di capire qualcosa d’importante, e di farcelo capire. È in gioco il senso di tutto, per lui, che sa che piú si è depressi «piú le cose si fissano nell’attesa di farsi ghiaccio», come scriveva Cioran. E, in un certo senso, la sua cronaca è di ghiaccio. Proprio per questo emoziona nel profondo. Le reazioni del corpo e della psiche alle aggressioni chimiche dei farmaci, la paura, i vari incontri con gli psichiatri, il rapporto con la compagna e con il figlio costretti a convivere con i tumulti della malattia. Le corse per le vie di Roma, le passeggiate nei luoghi di Giuseppe Berto, autore de Il male oscuro. E, al culmine della sofferenza, l’appuntamento che riporta in vita un antico fantasma di famiglia, il padre ripudiato. Uno spiraglio di luce, la possibilità di pronunciare, forse, la parola «guarigione». Leggere questo libro significa immergersi nel mondo di un altro fino a sentirlo completamente tuo. Significa seguire passo dopo passo, con i sensi in allerta, il percorso da una condizione di dolore assoluto a una condizione nuova e possibile. Significa, letteralmente, essere rapiti. Perché a conquistarvi sarà la temperatura di ogni riga, la pasta della scrittura, l’intelligenza febbricitante, la qualità dello sguardo. In una parola: la voce dell’uomo che trema.

216 pages, Hardcover

First published September 18, 2018

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About the author

Andrea Pomella

14books22followers
Sono nato a Roma quando c’erano gli anni di piombo. Ho pubblicato monografie su Caravaggio e su Van Gogh, il saggio sulla povertà 10 modi per imparare a essere poveri ma felici (Laurana, 2012) e il romanzo La misura del danno (Fernandel, 2013). Una volta ad Ales mi hanno dato il premio Gramsci per un racconto di guerra. Io ne vado molto fiero, Gramsci non so.

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Profile Image for Orsodimondo.
2,382 reviews2,348 followers
October 21, 2022
MISS MISERY



Può il dolore essere bello?
Per mia esperienza, il dolore fa male, avvelena.
Ma, può allo stesso tempo essere Bellezza?
Se guardo la mia vita, dico di no. Se torno a sfogliare queste pagine scritte da Andrea Pomella rispondo invece di sì.
Pomella sa rendere bello il dolore, bella la sofferenza, e la depressione. La sua scrittura e il suo talento arrivano a tanto.
E quindi, al cospetto della Bellezza, anche le lacrime, la voglia spasmodica di abbracciare il protagonista e tenerlo stretto, trasmettergli qualcosa, magari solo un brivido di calore, la voglia immensa d’essere incluso in quell’incontro nel sottofinale che si è fatto aspettare quasi quaranta anni, diventa tutto sopportabile.



Quando leggo la grande Annie Ernaux mi è chiaro che si è messa al centro della narrazione, che le sue sono pagine di una interrotta autobiografia che volendo si definisce memoir.
Leggendo questa specie di diario del dolore (malattia?) di Pomella, questa immersione nel suo “male oscuro�, che lui definisce anche “male bianco�, io lo direi mal di vivere � è invece costante la sensazione d’essere proiettato dentro un romanzo, la classica finzione letteraria, tanto il gioco della verità sa rendersi intreccio narrativo.
Chiaro che non sto sminuendo la scrittura di Annie Ernaux: sto solo cercando la differenza, e il motivo per cui leggere l’autobiografia di Pomella è stato come leggere una storia di finzione.
E credo che sia possibile dipenda dalla “distanza�: che nel caso di Pomella è così inesistente da non far sentire la presenza dello scrittore, da spingere a immersione totale.
Ma anche così non son certo d’essermi chiarito. Neppure a me stesso.



Sono tanti i momenti preziosi di questo memoir, diario, autobiografia, romanzo. Di questo viaggio dentro di sé. Di questo atto di autoanalisi. Anche se io ad Andrea avrei caldamente consigliato altro tipo di terapia, quella psicanalitica, invece di quella chimica (la mia sfiducia nella psichiatria da posologia ed effetti collaterali è consolidata)
Il viaggio di chi dice di possedere “una naturale predisposizione all’umore nero� diventa un viaggio attraverso la vita, la sua, la mia, la nostra, sul suo senso e (molto) non senso.
Alternando un linguaggio che usa termini tecnici medici a un altro più quotidiano, ad altezza bambino (considerato che il figlio Mario di sette anni è elemento essenziale del racconto e colonna portante dell’esistenza di Andrea), ragionamenti più scientifici ad altri più figurati, tra argomenti più psichiatrici e altri più intuitivi, mischia teoria e pratica, scienza ed esperienza personale, esattezza e imperfezione, solitudine e relazione.
Ed è anche così che un libro che potrebbe essere generatore d’angoscia diventa un inno alla Bellezza. La vita è imprecisa.

Profile Image for Cosimo.
443 reviews
May 20, 2019
Che io fossi o non fossi

“Ho parlato della mia malattia attribuendole un volto, un carattere, addirittura una certa fama, il nemico sfidato a un interminabile duello, noi due da sempre spalle contro spalle, e, al segnale, caricare, sparare. Sparare in eterno, in eterno voltarsi l’uno verso l’altro, me stesso verso il mio nemico, la mia malattia, e ogni volta, all’arrivo del segnale, nell’atto di voltarsi, non trovare nulla, nessun nemico, solo un campo desolato, un refolo di vento, la pistola scarica che fa un roboante, gelido clic, e perciò chiedersi se il nemico non sia stato più veloce, non abbia sparato per primo, e quel non trovare nulla non sia in realtà nient’altro che la faccia spoglia della morte�.

Romanzo sull'identità, sulla relazione paterna, sulla memoria e l'infanzia; e quindi anche testo che mostra consapevolezza filosofica sulla malattia psichica, in questo caso la depressione maggiore. L'origine di questo testo, che si può definire autofiction o biografico, ha il suo nocciolo in un articolo apparso su Doppiozero nel 2017 con il titolo di Storia della mia depressione. Averne di racconti come questo, così autentici e ben scritti, nei tempi attuali. Pomella è un intellettuale che ha avuto una vita professionale complicata e qui, nell'atto creativo, dichiara il suo debito verso alcune figure di artisti fondamentali: Giuseppe Berto con il suo Il male oscuro (il romanzo di Pomella doveva chiamarsi Il mal bianco, proprio in opposizione dialogica al capolavoro dello scrittore veneto) e con esso La cognizione di Gadda, ma anche Kafka, Bernhard e Brodkey; e poi importanti nell'influenza David Foster Wallace e il cantante Elliott Smith, simili nella sofferenza e nella genialità, entrambi vittime e al tempo stesso esploratori di quel chiarore emotivo funereo all'interno del quale sembra alla persona di non sentire assolutamente nulla, di non poter essere in alcun modo, nonostante l'evidenza interno-esterno, ancora vivo. La depressione è una guerra tra fantasmi, è la fatica di essere se stessi, una luce bianca che acceca la visione. Andrea Pomella racconta la relazione con il padre, in un capitolo che efficacemente richiama un òDz classico in letteratura e denominato L'abbandonante e l'abbandonato: il padre lascia la madre per un'altra donna, e lei ne esce distrutta dal dolore, il figlio, per rabbia, per odio, per senso di colpa non elaborato, abbandona a sua volta il padre, lo cancella dalla propria esistenza. Sarà qui il nucleo centrale della storia della guarigione di questo testo, nel fatto che il protagonista si scopre prima di tutto padre a sua volta, e quindi aperto ad una dinamica di incontro, di ritorno, di disinfestazione e risanamento, in uno stato di souffrance leopardiana moralizzata dall'esperienza di vita. L'autore nel suo sentire descrive la vita come una parentesi misera e fugace, e noi come esseri che si illudono e credono che in realtà noi siamo, mentre la nostra condizione essenziale è non esistere, in una logica tragica. Sulla mia lingua affiorò il sapore acre di un dolore incontenibile, il peso di una morte improvvisa, la mia prima morte, piccola ma evidente. Sono pagine feroci e acute, dolenti e divertenti, ci si immedesima e si patisce. Frasi e parole, composte da Pomella con dolce inclinazione critica, dove il disamore e la disistima cambiano con il lettore in un indispensabile ribaltamento. E così, il protagonista in quella fine che è un nuovo inizio si trova tra le mani quei due compiti che per Kafka sono necessari a vivere: ”restringere il tuo cerchio sempre di più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del cerchio�. Mi è sembrato estremamente indicativo di questa risolutiva inclusione nel cerchio e insieme molto commovente il passaggio nel quale Pomella si chiede se al momento della ricomposizione della frattura (con il padre e con la sua ombra e il potere del rancore e la colpa) non sia proprio lui il vinto, quello che non riesca a trasformare il potere che si era dato in perdono e riparazione. Ecco, dopo aver condiviso una lettura così introspettiva, alcune emozioni si stanno ancora sedimentando, insieme a insolite impressioni e dispositivi letterari elusivi come quello che dispone che ”non si dovrebbe spiare negli occhi degli altri�. Forse, a volte, nemmeno nei propri, almeno non troppo a lungo.

“Mi angoscia perché in fondo la malattia depressiva svela ben presto ogni inganno, mette a nudo la realtà, che è sempre una realtà ammobiliata dalle nostre convinzioni. Quindi in verità non mi trovo bene nei luoghi in cui penso di stare bene. E in definitiva stare bene è una condizione fraudolenta, psichicamente falsa. La realtà «ha natura sì malvagia e ria», è come la lupa dantesca, cattiva e colpevole, non sazia mai il proprio bramoso desiderio, e dopo essersi cibata di me ha più fame di prima�.
Profile Image for Siti.
384 reviews152 followers
September 23, 2018
È un resoconto dettagliato di uno stato patologico, quello legato alla depressione, che accompagna l’autore, un quarantacinquenne, nel suo percorso di vita. Ha il sapore dell’amarezza quando i limiti imposti dalla malattia si fanno insopportabili, paralizzanti ed escludenti. Ha il sapore della speranza quando il paziente cerca l’aiuto del medico e si affida alla chimica per ristabilire gli scompensi che causano il suo malessere. Ha il sapore del disinganno quando ci si imbatte nella scarsa empatia di chi lo dovrebbe sostenere. Ha tutta la magia di un tentativo di vivere nel racconto della quotidianità in seno alla sua famiglia: è sposato e ha un bimbo piccolo. Riesce ad amare e a essere amato. Lavora e anche in quell’ambiente, almeno quello più recente, trova comprensione.
Dietro la storia personale della malattia c’� in fondo il male di vivere, quello di tutti. C’� poi quello specifico, la depressione, una cassa di risonanza quasi delle stesse percezioni e difficoltà che si sposano alla condizione umana. C’� inoltre una grande capacità di razionalizzare lo stato patologico, di scinderlo dalla vera essenza della persona. Vi è poi il vissuto, a partire dall’infanzia, l’abbandono del padre e la punizione inferta dal figlio che a sua volta lo negherà impedendogli il proseguimento del loro rapporto. C’� poi il figlioletto suo che chiede del nonno�
È un contributo interessante per chi ha nella sua sfera di interessi le scienze umane. È però anche una bella storia, come quella che si potrebbe leggere in un romanzo. Il taglio autobiografico, la narrazione in prima persona, lo stile chiaro e limpido, i numerosi riferimenti culturali � si spazia dalla musica, al cinema, alla letteratura � lo rendono un libro adatto a tutti. Conoscere la prospettiva dell’altro è sempre illuminante.
Profile Image for piperitapitta.
1,032 reviews435 followers
September 15, 2020
Un pallido puntino blu*



Ho sentito molto vicina la voce di Andrea Pomella, la sua autenticità nel racconto, le punte amare di ironia - “Le ore passano, conto almeno cinque infarti. Non sono dei veri propri infarti, ovvio, ma per me è come se lo fossero, potrei metterci la mano sul fuoco, sono morto e rinato cinque volte nel corso di questa notte, e chissà quante altre volte nel corso delle altre notti, chissà quanti infarti, centinaia, hanno devastato il mio cuore boccheggiante� - la velata malinconia, il dolore implacabile e inspiegabile; parti in percentuali diverse anche della storia della mia vita: le colpe dei padri, il dolore lancinante delle madri, la quotidianità dell’adolescenza vissuta in una nota minore, stonata, ingredienti di un malessere che, impastato giorno dopo giorno nelle nostre storie, in quartieri vicini ma lontani della stessa città, di ambienti sociali confinanti ma distanti, hanno saputo produrre esiti vicini, ma diversi.

Mi ha colpita la lucidità e la pacatezza con la quale si racconta - “E così mi sono imbarcato in questo racconto, parlando della mia malattia come se fosse un personaggio di una storia più grande, un personaggio tra i più importanti, come se illuminassi quel personaggio con una luce talmente potente da isolarlo da tutto il resto, rendendolo l’unica cosa veramente interessante di tutta la mia vita, e soprattutto come se i fatti accaduti nella mia vita fossero irrilevanti nella costruzione della mia malattia, come se la mia malattia insomma fosse la gramigna, spuntata e proliferata largamente in fretta in modo del tutto scollegato dalla mia volontà� - mi ha colpita la capacità di autoanalisi clinica con la quale riesce a osservarsi dall’esterno (in qualche intervista si definisce “reporter di se stesso) - “Per un malato di depressione la visione è netta, senza nebbie. Una persona non affetta da depressione invece ha una visione sfocata, lavora di fantasia, interpreta, completa le forme come un bambino alle prese con i primi esercizi di geometria. L’opacità è dei sani� - mi hanno colpita la rassegnazione che diventa forza, l’arrendevolezza (che il correttore del mio iPhone trasforma in “l’arte debolezza�, e in fondo anche questo ha un senso) - “Si tratta quindi, più precisamente, della paura di essere liberi, e quindi, andando al cuore della questione, della paura di se medesimi� - che si trasforma in amore e capacità di annullare se stesso e le proprie resistenze per amore del figlio che finiscono per rivelarsi cura insieme alla cura, medicina insieme ai farmaci, che lo dovremmo avere imparato che nelle malattie della psiche la sola chimica non cura (ma nemmeno la sola psicoterapia, e viceversa - lo psichiatra che ogni volta, a distanza di mesi gli fa raccontare la storia della sua malattia senza ricordare quasi nulla del pregresso, “Non posso celare la seccatura che provo, non tanto nel ricapitolare tutto, quanto nel sentirmi svilito. Mi fa male non rivenire sulla sua faccia tracce di sbigottimento. Far capire a un depresso che la sua malattia non è niente di che, che non è della gravità che egli aveva immaginato, che tutto sommato è nella norma, il quadro clinico tra i più diffusi, significa mettere a repentaglio l’unica cosa a cui egli conferisce senso perché se è vero che tra gli esiti finali della malattia c’� il privare di senso ogni aspetto della vita, la sola cosa che resiste a questo disfacimento è la malattia stessa�, mi fa venire voglia di urlare Andrea, c’est moi!, ma la storia della mia vita, per fortuna, non è l’isola della depressione maggiore, ma solo quella, minore, degli attacchi di panico): lui, che figlio ha scelto di non essere, che un padre non ha voluto avere per quasi quarant’anni, accetta di tornare a confrontarsi con il suo, e con il suo essere figlio, e scopre nuove luci fuori dalla caverna, che le ombre che aveva visto proiettate erano tutt’altra cosa, che le sue paure e resistenze avevano altre forme e altri nomi.

“Incontrare dopo così tanto tempo una persona che si è conosciuto a fondo, con cui si è convissuto, con la quale ci si è infine persi di vista al punto da averla data per morta, equivale a ritrovarsi al cospetto di un fantasma�.



E poi i nodi dell’esistenza, quelli che piccoli, infinitesimali, non consideriamo, non pensiamo tutti insieme possano aver creato un groviglio, quello che giorno dopo giorno, anno dopo anno, diventa inestricabile, che si ammassa e si comprime da qualche parte nel nostro essere: nello stomaco, nel cuore, nell’anima - e finisce per generare un essere saturnino, come si definisce Pomella, ombroso, solitario, afflitto da quella che, rivela poi essere, quasi fosse grande come un’isola che finisce per isolare, ma che si mimetizza in maniera subdola, la depressione maggiore.

“Poiché non ho mai creduto che il mio male derivasse in via esclusiva dalla faccenda del padre, ora non posso credere che la scomparsa totale improvvisa del male stesso possa dipendere da questa conclusione, dall’illogica naturalezza di questo incontro, ossia non credo che i pezzi deragliati della mia vita siano magicamente tornati al loro posto, che possa bastare questo. E tuttavia, se nella vita ho conosciuto il valore esatto di una singola parola, se ho percepito fin dentro e più remoti recessi del cuore la qualità più intima e pregnante di un’idea, questo succede ora che riesco con tutto me stesso a percepire il senso autentico della parola pace�.

Storia della sua malattia, dunque, ma non una storia di malattia; storia, invece, di un percorso contorto, di una strada in salita, di un dolore che, ramificandosi, ha condizionato e determinato la crescita del bambino, influito sulle scelte del ragazzo, trovato le resistenze e l’infelicità dell’adulto, ma che ha finito per forgiare un uomo che trema, ha tremato, forse tremerà ancora, ma che è riuscito a trovare lo stesso il coraggio di guardarsi e di ascoltarsi, ma soprattutto di continuare a guardare avanti e intorno a sé.



Una lettura silenziosa, intimista, ma anche preziosa e rivelatoria, in cui il racconto del “male oscuro� di Giuseppe Berto, che accompagna Andrea Pomella in una sorta di pellegrinaggio passaggio del testimone per le strade della Balduina, si affianca a quello della struggente esibizione di Elliott Smith (❤️) durante la serata degli Oscar del 1998, spaziando dalla storia di sé e delle sue relazioni familiari, delle sue corse per la città di Piranesi e Luccichenti alle contaminazioni letterarie di Berto sì, ma anche di David Foster Wallace, Harold Broadkey, Schopenhauer, Leopardi, Dante, Platone, all’ambiente asfittico di lavoro, a quello, emblematico, della sua relazione con il giardino casalingo, dove le piante, afflitte da mal bianco, aspettano solo di essere curate per tornare a rinverdire.
E poi via, chiudere di corsa questo commento, perché ho già iniziato a leggere e volevo farlo prima di arrivare al punto in cui l’uno confluisse nell’altro (e in un certo senso non c’� separazione, per quanti siano diversi) senza riuscire più a separarli fra loro.

Una bella di Gianni Montieri.



"La notte degli Oscar Elliott Smith sale sul palco con un improbabile vestito bianco, suona accompagnato dall'orchestra. È per lui un'esperienza surreale, come vivere «un giorno sulla luna», dichiarerà. «C'erano tutti questi cantanti famosi e c'ero io, ed era una cosa come "Chi è questo ragazzo? Con i capelli sporchi? Che non ha venduto milioni di dischi? Cosa ci fa qui? Ed era una buona domanda, perché me lo stavo chiedendo anch'io». [...] Nell'estate della mia depressione maggiore la sua musica ha afferrato anche me. Una domenica mattina, mentre facevo colazione, ho letto il suo nome su una bacheca Facebook: «Se non sapete chi è Elliott Smith, immaginate se i Beatles si fossero formati a Seattle negli anni Novanta»."

*”L’idea di girare la fotocamera della sonda per scattare la foto [la Pale Blue Dot] fu di un astronomo americano, Carlo Sagan. Senti cosa scrisse Sagan -. Inizia a leggere:-“Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi è diverso. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, ha vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni superstar, ogni comandante supremo, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. [...]�

(Ma la vita è imprecisa)
Profile Image for Nood-Lesse.
394 reviews281 followers
June 10, 2022
Più si è depressi, «più le cose si fissano nell’attesa di farsi ghiaccio» Emil Cioran

Mai come in questo libro sono stato così vicino a comprendere che cosa significhi essere depressi. Il protagonista non può essere un personaggio di finzione, solo avendoli sperimentati è possibile riprodurre determinati stati d’animo. Il grande merito di Pomella è riprodurli con parole semplici e calibrate. Scrive bene e con ritmo nonostante la difficoltà della materia di cui parla; il suo passo è regolare, evita esagerazioni o passaggi complicati, è attento, preciso, corretto, fosse un giocatore di calcio potrebbe essere Paolo Maldini o Javier Zanetti (di cui è coetaneo).
Si è impiccato? Era depresso.
Quante volte avete sentito questa diagnosi? Pomella fa della depressione un quadro dove il male di vivere è scomposto e ricombinato con i sintomi che lo denotano e i farmaci che dovrebbero combatterlo. Viene proposto un punto di vista interno alla malattia, in alcuni frangenti è lei che parla se è vero che l’autore si è completamente identificato con essa.
Mentre sto pensando che è un libro estremamente faticoso, che dopo un paio di capitoli consecutivi si senta l’esigenza di distrarsi, che manchi completamente d’ironia, Pomella, quasi mi avesse sentito scrive:

Gli scrittori depressi ricorrono all’ironia piú spesso degli scrittori non depressi. Questo è un dato di fatto. Lo scrittore depresso, in un certo senso, ha quattro ascelle. Come il cavallo.
Non è quindi un caso che due tra le opere letterarie che rispondono meglio alla domanda cos’� la depressione o, se si preferisce, com’� il mondo visto attraverso gli occhi di uno scrittore depresso, siano in buona sostanza � tra le altre cose � due testi potentemente comici. L’uno, appunto, il famoso reportage sulle crociere di David Foster Wallace, l’altro uno dei massimi capolavori in controcanto del Novecento italiano: Il male oscuro, di Giuseppe Berto.


Che il male oscuro (che io avevo letto in costante apnea) fosse un testo ironico lo avevo trovato scritto in alcune recensioni anni più tardi. Anche di Wallace ho sentito lodare il fine umorismo. Mi viene il dubbio che l’ironia dei depressi mi sia inaccessibile, Wallace non mi ha mai strappato neppure un sogghigno e su Pomella non ho certo cambiato idea dopo che mi ha detto di avere quattro ascelle.
Per quanto ben scritto, il libro è pesante da spostare quanto un tavolo in marmo. La sua lettura non genera certo piacere, richiede semmai un investimento emotivo che si deve essere disposti ad accordare. Non lo approcciate se siete in cerca d’evasione, “L’uomo che trema� vi terrà prigionieri fino alla fine.
Profile Image for marco renzi.
284 reviews99 followers
October 31, 2018
La mia recensione sull'ECO DEL NULLA:

"Tutto comincia col cattivo umore. Il malessere si fa poi più intenso, e si presenta ogni giorno assieme a un forte senso di oppressione e difficoltà a deglutire, fino a diventare insopportabile. Dopodiché, ti rendi conto che qualcosa non va: arriva la crisi, e ti costringe a chiedere aiuto. Pare che undici milioni di italiani soffrano di depressione: ognuno con la sua intensità, col suo bagaglio di «ipersolitudine», spesso scambiato per comune tristezza. Andrea Pomella, invece, la chiama col suo nome: malattia. La racconta in un libro le cui prime pagine comparvero per la prima volta su Doppiozero circa un anno fa: Storia della mia depressione, già di per sé un ottimo racconto breve, ha assunto ora le sembianze di un romanzo, diventando L’uomo che trema � e mai titolo fu più azzeccato."

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Profile Image for Evi *.
390 reviews292 followers
December 1, 2018
Storie di depressioni

Il male oscuro di Giuseppe Berto è un titolo che Pomella cita abbondantemente nel suo libro, ne ha quasi un culto reverenziale e ne segue le orme letterarie, condividendone affinità umana ed esperienza di malattia.
In verità i romanzi sono piuttosto diversi, pur partendo entrambi da un difficile rapporto con il padre, deficit parentale che diventa la causa della malattia depressiva.
Due scrittori depressi che scrivono due testi autobiografici, la scrittura che può diventare terapia per sconfiggere il male oscuro.
Gli scrittori depressi, così come le persone che tendono alla melancolia, ricorrono spesso all’ironia quale strumento terapeutico o artificio letterario, nel Il male oscuro di Berto l’ironia abbonda e non c’� quella drammaticità greve che incombe nel libro di Pomella.

Berto è celatamente in fondo un forte narciso e si mette nudo attraverso un personaggio nel quale in fondo non è nemmeno difficile riconoscersi: nelle sue idiosincrasie al limite del grottesco, nelle sue paure quasi buffe, nella sua attenzione spasmodica ai segnali che provengono dal corpo un fegato dolente, uno stomaco che si vendica verso la somministrazione di cibi elaborati, nel timore diffuso ad affrontare situazioni, come la paura della folla, a parlare a sconosciuti, ma anche nella banalità di una telefonata di lavoro o di vita privata che diventa gesto epico da affrontare come un paladino di Francia armati di corazza, elmo e scudo.

Ne L’uomo che trema invece manca del tutto l’ironia e l’iperbole che contraddistingueva il romanzo di Berto, qui non c’� il senso del grottesco, quella finzione letteraria che aiuta il lettore a tenere le distanze a dire - ok è un libro e fin qui abbiamo scherzato, la vita è altrove � come direbbe Kundera.
E infatti non vorremmo mai riconoscerci nell�uomo che trema, nemmeno per un’ora, nella sua difficoltà a stare nel mondo e abitarlo con scioltezza e levità, quel sentirsi continuamente ostacolo, agli altri ma innanzitutto a se stessi.

Pomella non ci strappa mai un sorriso né fa mai sfoggio narcisistico del malessere che subisce; racconta con calma nitidezza la sua sottomissione al dolore cupo e scuro della depressione a cui ogni volta dà un nome diverso

il nano che abita dentro di me, il casco in testa, l’orso, le invasioni barbariche che arrivano al galoppo

Tutte immagini esplicative che danno una chiara idea di quella forma di ansia che per un depresso (ma non solo) diventa la massima preoccupazione per cose che invece non dovrebbero destare alcuna preoccupazione.

Andrea Pomella un uomo un autore, padre, compagno, figlio e la sua depressione.
Cerca una cura dentro e fuori da sé, che sia la corsa o il giardinaggio, o la musica, o l’affidarsi andando anche per tentativi spesso infruttuosi ad uno o più psichiatri, a cui indirizza il suo bisogno di essere accudito e salvato, il medico che come un mago o una strega deve trovare la pozione giusta in mix perfettamente equilibrati di gocce e pillole, capaci di sfidare l’abisso che si spalanca e renderlo finalmente pianura.

Pomella troverà la sua strada, forse grazie alla riconciliazione con la figura paterna.
Questo è il suo percorso, un documento scientifico, medico, autobiografia, diario, prova letteraria? Sono pagine potenti e da qualunque prospettiva le si voglia considerare o leggere rappresentano un’opera assolutamente onesta e credibile, toccante.
Profile Image for Carmine R..
618 reviews86 followers
December 31, 2021
La paura di avere paura

"Ho parlato della mia malattia attribuendole un volto, un carattere, addirittura una certa fama, il nemico sfidato a un interminabile duello, noi due da sempre spalle contro spalle, e, al segnale, caricare, sparare. Sparare in eterno, in eterno voltarsi l’uno verso l’altro, me stesso verso il mio nemico, la mia malattia, e ogni volta, all’arrivo del segnale, nell’atto di voltarsi, non trovare nulla, nessun nemico, solo un campo desolato, un refolo di vento, la pistola scarica che fa un roboante, gelido clic, e perciò chiedersi se il nemico non sia stato più veloce, non abbia sparato per primo, e quel non trovare nulla non sia in realtà nient’altro che la faccia spoglia della morte."

"Mi sono ritrovata a passare le giornate chiusa in camera, sul letto, al buio. Tenevo accesa solo la luce di un piccolo abat-jour. Avevo confinato a tal punto la mia vita da ridurla a quel cerchio luminoso. Da depressi facciamo questo: tendiamo a semplificare il nostro presente e il passato, a credere che sia tutto ben delimitato, localizzato e immodificabile. Ma la vita è imprecisa."

"La gloria è la capacità che hanno i veri artisti di tramandare ai posteri il modo di pensare e di vivere della propria epoca, di condensare in una capsula l'odore del presente, di eternare se stessi e il proprio tempo; la gloria cioè è la capacità di ognuno di trasformare un ricordo diretto in un ricordo collettivo. Gloria quindi come liberazione, nominanza che corre per il mondo, fine d'ogni pena."

“E così mi sono imbarcato in questo racconto, parlando della mia malattia come se fosse un personaggio di una storia più grande, un personaggio tra i più importanti, come se illuminassi quel personaggio con una luce talmente potente da isolarlo da tutto il resto, rendendolo l’unica cosa veramente interessante di tutta la mia vita, e soprattutto come se i fatti accaduti nella mia vita fossero irrilevanti nella costruzione della mia malattia, come se la mia malattia insomma fosse la gramigna, spuntata e proliferata largamente in fretta in modo del tutto scollegato dalla mia volontà�

Immaginate di far stendere la depressione su di un lettino d'ospedale, quasi fosse alla stregua di un paziente in procinto di essere operato.
Immaginate, ora, che la depressione venga portata in sala operatoria e sottoposta a un'attenta anatomia - o autopsia, differenze di prospettive - per studiarne la complessità delle parti; tracciarne una vera e propria mappatura.
Andrea Pomella non riesce, né riuscirà al termine del memoir, a delineare quella che può essere ascritta come causa scatenante della sua patologia; ma in fondo non ha molta importanza: l'autopsia da lui condotta è un viaggio negli alti e bassi del suo percorso, condizione necessaria e sufficiente per fare proprio un male di vivere ed esorcizzarlo.
Berto, ne Il male oscuro, una delle due opere considerate centrali per Pomella assieme a Una cosa divertente che non farò mai più di D.F. Wallace, approda a una sorta di mantenimento dello status quo tra lui e la malattia; in altre parole, non guarisce dalla sua nevrosi, ma accetta serenamente l'equilibrio di una convivenza, forte della decriptazione freudiana capace di incasellare il complesso irrisolto con il padre all'interno della struttura tripartitica ES-Io-Super IO.
Pomella, nonostante il romanzo finisca e lasci la vicenda aperta a qualunque sviluppo (non identificherà mai la causa scatenante, solo una miriade di fattori), si congeda serenamente con una speranza rinnovata e insperata: la malattia non sarà eterna.
Una lettura edificante e sincera, fortemente consigliata perché abbatte molti pregiudizi sugli psicofarmaci - non si nascondono gli effetti collaterali né i benefici, con dietro una pianificazione attenta da parte di professionisti -, restituisce un quadro della depressione non fraintendibile come tristezza sanabile con la classica passeggiata sul viale alberato e più in generale lascia in eredità l'invito a perdonarsi per le proprie debolezze.
Sapere chiedere aiuto è un ritorno alla vita; il più grande elogio al coraggio che possa esistere.
Profile Image for Fede La Lettrice.
777 reviews74 followers
October 31, 2018
Ho a che fare con la depressione da quando sono nata, il mio primo vagito mi ha marchiata, condannata a accogliere questo male, da 43 anni mi cammina a fianco, mi stritola tra le sue spire impietose e ride, ride sguaiatamente ogni volta che mi illudo di dimenticare anche solo un fatto, un momento, una frase, che mi sforzo di riempire migliaia di silenzi, il vuoto rimbombante, la presenza inesistente, tossica, annichilente.
Ho letto innumerevoli libri sull'argomento: romanzi, memoir, saggi, testi universitari, ma questo è l'unico scritto che, finalmente, descrive la depressione esattamente come io l'ho sentita. Ho pianto tutte le lacrime che avevo leggendo, sono morta e rinata e, per la prima volta, ho potuto sperimentare su me stessa l'affermazione "un libro ti cambia la vita" : questo racconto entra di prepotenza tra i miei libri della vita.
Non posso essere lucida nel giudicarlo pertanto mi sento solo in grado di parlarne in rapporto all'effetto esplosivo e straordinario che ha avuto su di me e non dal punto di vista letterario (comunque notevole).
Ringrazio l'autore, vorrei abbracciarlo per quel che ha vissuto e per il dono inestimabile che, con questo libro, mi ha fatto: l'essere, infine, riuscita a perdonare mia madre, liberando lei e me.

L' uomo che trema
Andrea Pomella
Einaudi
5/5
Profile Image for Valentina Accardi.
199 reviews24 followers
September 26, 2018
Odio le espressioni vuote come "libro imperdibile", "necessario", "un colpo allo stomaco". Preferisco definire questo libro importante. Importante perché non sappiamo mai che cosa succede dentro una persona se questa non lo dice, specialmente nel caso di un disturbo depressivo, quando chi ne soffre spesso cerca di non farsi notare, di mascherare la propria condizione per non sembrare diverso.
Andrea Pomella ci rivela tutto, senza segreti o timidezza, ci racconta i momenti più bui, quelli più sereni, e ci parla di come ha affrontato il suo male fin da quando si è presentato, riuscendo forse a dominarlo, finalmente.
Profile Image for Come Musica.
1,954 reviews584 followers
December 5, 2018
“«Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, ha vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, cosí sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni superstar, ogni comandante supremo, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lí, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica […]»*.

[...] La depressione ti fa lo stesso effetto. Ti fa guardare alla vita come se la osservassi dai confini della galassia. Da una tale distanza non c’� definizione, tutto si perde nel grande buio, niente è visibile, a parte quell’irrilevante puntino blu.
� Eppure, � riprende, � quel puntino nasconde un’infinità di dettagli: giornate, persone, luoghi, fatti, amori, dolori, ciò che sei stato e ciò che sei e che sarai. Puoi cancellare il puntino, e probabilmente in tutto l’universo nessuno se ne accorgerebbe. Chi vuoi che faccia caso a un pallido puntino blu?�

Si racchiude qui il senso di questo libro.
Profile Image for Gabril.
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September 11, 2019
Il mondo mi spezza il cuore. È questa la verità, l’ultimo grado a cui riesco a ridurre la realtà. La domanda che adesso mi pongo non è «Perché sono depresso?», ma «Come fate a non esserlo tutti?»
Il racconto di chi osserva la propria malattia nel tentativo di conoscerla, decifrarla e risalire alle sue origini. L’attraversamento di un dolore come un buio lungo tunnel esplorato fino a intravedere la salvezza e la luce. Gli attacchi di panico, la perdita di orientamento, lo smarrimento assoluto. Ma anche la famiglia, gli affetti, la cura.
Siamo lontani dagli scoppiettanti eccessi e dalla comicità involontaria di Giuseppe Berto (ovviamente autore di culto); più che altro questa è una sorta di fenomenologia della depressione, dove il dato biografico serve da exemplum e intesse i fili di una memoria a continuo rischio di implosione. Ma ne siamo certi : chi racconta una storia è uscito dal tunnel e può guardarsi indietro per descriverlo.
Profile Image for Marcello S.
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January 29, 2022
La storia di una depressione e del (non) rapporto col padre.
Nel mezzo qualche pagina su Elliott Smith e Giuseppe Berto.
Molto consigliato.

[75/100]

Non smetto mai di essere in ansia, neppure quando dormo.
Grazia ha cercato d’insegnarmi alcune tecniche di rilassamento che ha appreso sette anni fa partecipando al corso preparto: rudimenti di training autogeno, respirazione, autodistensione. Con me non funziona niente. Neppure il sonnifero che mi ha prescritto lo psichiatra. La sera, quando vado a letto, la mente si accende, le mioclonie aggrediscono il corpo, vengo attraversato dalla testa ai piedi da una tempesta elettrica. La mancanza di sonno è uno dei principali motivi per cui non riesco a ottenere risultati apprezzabili dalla cura antidepressiva. Perché aggrava la mia condizione. In ogni terapia psichiatrica che si rispetti la fase notturna del paziente è importante quanto la fase diurna. Non è data cura antidepressiva in assenza di sonno. Nel mio caso, notte e giorno sono collegati da un filo invisibile. Non c’� differenza tra il sonno e la veglia, sono continuamente sotto stress, la mia tensione fisica e mentale non cala mai.

Il risultato di tutto ciò, la somma di infiniti giorni, di infiniti episodi, di infinite insignificanze, determina che io sia inevitabilmente infelice.

Cioran definí la mia malattia «una predisposizione all’immobilità», poiché piú si è depressi «piú le cose si fissano nell’attesa di farsi ghiaccio». Ora io desidero diventare ghiaccio, non c’� nulla piú di questo che mi conforti.

La mia malattia è tale da convincermi di questo, che la morte possa essere una soluzione piú vantaggiosa, un trattamento piú efficace; la morte in questo momento è piú persuasiva dell’amore che provo per loro.

Se è vero che tra gli esiti finali della malattia c’� il privare di senso ogni aspetto della vita, la sola cosa che resiste a questo disfacimento è la malattia stessa. La malattia è cosí piena di senso, la malattia ingurgita come un mostro obeso tutto il senso che normalmente una persona sana rintraccia nel creato. Perciò il medico
psichiatra, ora, con il suo distacco professionale, con i suoi tranelli tesi a farmi riepilogare il mio caso, non sta facendo altro che demolire l’ultimo totem, spianare la radura.

Ho passato i miei ultimi trentasette anni a contorcermi nel pensiero di tutto il male che quest’uomo mi ha procurato. Il mio carattere oscuro e saturnino, la mia malattia, l’inettitudine, l’asprezza dei miei comportamenti, la misantropia, la grana sottile della mia pelle, la mia visione del mondo, tutto dipende da questo, e ora questo è dietro la porta, con le mani in tasca, il collo incassato tra le spalle, gli occhi rossi, lucidi, un sorriso cosí docile e remissivo che tutto implode in un istante.
Profile Image for Stefania.
47 reviews4 followers
October 2, 2018
"Il mondo mi spezza il cuore. È questa la verità, l’ultimo grado a cui riesco a ridurre la realtà. La domanda che adesso mi pongo non è PERCHÉ SONO DEPRESSO? ma COME FATE A NON ESSERLO TUTTI?"

Raccontare la depressione non è una cosa semplice.

Credo richieda, innanzi tutto, il coraggio di trovarsi definitivamente faccia a faccia con qualcosa di incontrollabile e spaventoso. Qualcosa che, finché è nella tua testa, o finché sta incanalato nel tuo personale percorso psichiatrico, può essere quasi chiuso in un angolo e guardato a distanza.

Ma una volta messo nero su bianco, una volta svuotato il sacco, è tutto lì, non si torna più indietro, si è costretti a fare i conti con il mostro.

Per anni sottovalutata e trattata quasi come un tabù, la depressione è una malattia grave che porta via una parte della tua vita e anche di quella di coloro che ti stanno intorno, impotenti spettatori di fronte ad una bestia indomabile.

La depressione fa paura, sia da dentro che da fuori.

L’uomo che trema di Andrea Pomella è un uomo che si mette a nudo agli occhi di tutti, svuotando il sacco senza la minima riserva. E lo fa in maniera tale da permetterti, non solo di entrare completamente nel suo mondo, ma di sentire, percepire le stesse cose.

Scatta un meccanismo di empatia dal quale è impossibile sottrarsi.

Si sente il dolore fisico de L’uomo che trema, si sente il macigno sul petto, il casco in testa, la spossatezza, la paura, la rabbia, le reazioni del fisico alle cure farmacologiche, lo spessore e la pesantezza dei rapporti familiari e sociali, il senso di inadeguatezza, l’incombere plumbeo del fantasma di un padre abbandonante e abbandonato. Si sente l’uomo che trema.

"Una mattina mi sono ritrovato a vagare nel parcheggio deserto della scuola in cui lavoro, e tutt’a un tratto ho provato il dolore più acuto e al contempo irrazionale, il dolore che deriva dal non essere più qua, su questa Terra, in questo luogo fisico, ma fuori dal mondo, in una landa abbagliante di sole, privo di pelle, esposto a feroci scottature, con la sensazione di percepire una colata di metallo gelido che scende nell’esofago. In quel momento la vita, il mio essere al mondo, la somma delle attività umane, il dispositivo stesso di natura che alimenta le creature viventi dell’universo, in una sola parola, TUTTO � un TUTTO che il lettore, per comprendere fino in fondo ciò che voglio dire, dovrà misurare in grandezze non matematiche � era privo di valore."

Il percorso che Andrea Pomella segue in queste pagine che sono di una potenza straordinaria, il cerchio che, da una partenza dolorosa e buia, arriva ad una possibile risoluzione finale, lo si segue passo dopo passo con il cuore in gola.

L’uomo che trema è un uomo estremamente generoso, che in ogni capitolo sa riversare una carica emotiva tale da rendere il lettore incapace di abbandonarlo fino alla fine.

L’UOMO CHE TREMA � ANDREA POMELLA
EINAUDI
PREZZO DI COPERTINA: � 18,50

Profile Image for Mariaelena Di Gennaro .
455 reviews139 followers
December 27, 2019
Tra le 3,5 stelline e 4.

"Questa è la parte più difficile da far comprendere a chi non si è mai ammalato di depressione, ma è anche il più subdolo degli inganni.
Per un malato di depressione la visione è netta, senza nebbie. Una persona non affetta da depressione invece ha una visione sfocata, lavora di fantasia, interpreta, completa le forme come un bambino alle prese con i primi esercizi di geometria. L'opacità è dei sani. Lo è perchè il non vedere l'esatta forma delle cose è il dispositivo di natura attraverso il quale ci salviamo da noi stessi. Mentre io, ora, con la mia visione limpida, con la visione del tubo di gomma, non posso più salvarmi, posso solo condannare me stesso".

Mi è sembrato di avere tra le mani il frammento più intimo della vita di un uomo che con un coraggio incredibile ha deciso di raccontare quella malattia infida e, purtroppo, sottovalutata che è la depressione.
Pesantissimo come un macigno, per molti aspetti spiazzante agli occhi di chi, come me, non ha mai vissuto nulla del genere. Nonostante il numero limitato di pagine ho impiegato due settimane per leggerlo, non solo per il poco tempo a disposizione, ma per la delicatezza della tematica trattata.
Per me è stato incredibile capire quanto una crisi possa scatenarsi anche dal dettaglio all'apparenza più insignificante perchè l'autore ci aiuta a capire proprio questo, quanto subdola sia questa malattia, quanto a fondo può penetrare la sua forza distruttrice.
In alcuni punti l'ho trovato molto lento ma posso solo immaginare quanto queste pagine possano parlare a chi ha vissuto e vive lo stesso incubo dell'autore.

Mi è piaciuto molto il modo in cui l'autore ha affrontato la tematica dell'assenza della figura paterna e ho trovato commovente il riavvicinamento al padre e il rapporto tra suo figlio e quel nonno per anni troppo distante dalle loro vite.
Credo che in questo libro molte persone possano trovare conforto, comprensione per sentirsi meno soli nella loro battaglia.
Profile Image for Chiara.
65 reviews1 follower
January 24, 2019
Ma che bel libro.
Ogni tanto, per fortuna, arrivano queste perle che mi rendono felice di essere uscita dalla mia fissazione per la sola "lettura di gente morta".
L'uomo che trema mi ha colpito sin dalle primissime pagine sia per la proprietà di linguaggio dell'autore, sia per la sua capacità di presentare riflessioni spesso complesse, che necessitano di fermarsi per ragionare - ragionare davvero, seriamente - in maniera tale da convincere il lettore a farlo, a interrompere la lettura e a dire "Non ci avevo mai pensato, fammici riflettere".
Ma non è questo ad avermi fatto amare tanto questo libro. L'uomo che trema è la finestra sulla vita di un uomo, un "pallido pallino blu" tra tanti, che visto da lontano non vuol dire niente, magari ci si fa a malapena caso, ma osservato da vicino appare totalmente diverso - come la nostra Terra, che da una sonda lontana sei miliardi di chilometri da qui non è altro che un puntino, ma che per noi è tutto, è casa, è storia, è dove viviamo noi, dove vive chi amiamo e tutto ciò che conosciamo.
Credo che la depressione, come altre condizioni, sia impossibile da comprendere, se non la si è mai vissuta in prima persona. Io, onestamente, so per certo di non poter dire "So cosa vuol dire essere depressi", perché non lo sono mai stata.
Ma il libro di Andrea Pomella permette a noi, dalla nostra posizione di ignoranti (che non è una posizione brutta o negativa, ma un'oggettiva posizione di non conoscenza), di provare ad avere almeno un quadro sfocato della sua percezione del mondo.

Molto bello, vero e commovente.
Profile Image for Chiara.
56 reviews10 followers
Read
June 1, 2020
Ho parlato della storia della mia malattia come se la malattia non fosse un aspetto di me, ma un altro me fuoriuscito per gemmazione, un altro me parassita che ha occupato il tempo della mia vita succhiandomi la linfa vitale destinata alle cose migliori. Ho parlato della mia malattia attribuendole un volto, un carattere, addirittura una certa fama, il nemico sfidato a un interminabile duello, noi due da sempre spalle contro spalle, e, al segnale, caricare, sparare. Sparare in eterno, in eterno voltarsi l’uno verso l’altro, me stesso verso il mio nemico, la mia malattia, e ogni volta, all’arrivo del segnale, nell’atto di voltarsi, non trovare nulla, nessun nemico, solo un campo desolato, un refolo di vento, la pistola scarica che fa un roboante, gelido clic, e perciò chiedersi se il nemico non sia stato più veloce, non abbia sparato per primo, e quel non trovare nulla non sia in realtà nient’altro che la faccia spoglia della morte.
Profile Image for Abelarda.
94 reviews11 followers
February 22, 2021
Come annuncia la quarta di copertina, questo libro di memorie narra della depressione di un “giovane uomo� (il protagonista ha quarant’anni) e risponde alla domanda del medico psichiatra che, rivolgendoglisi, gli chiede di parlare della STORIA della sua depressione, affinché possa concludere l'anamnesi.
Alcuni stralci del testo hanno prodotto in me molta impressione, l'autore è abile nel mettere insieme le parole.

Forse avrei preferito che ci fosse stata più "storia" (anche tutta interna alla scatola cranica del protagonista): le continue descrizioni di altri libri, le sinossi dei film, le sezioni biografiche dei cantanti riportate dalle pagine wikipedia non sono di mio gusto, sebbene interessanti.
Avrei apprezzato di più che gli stessi sentimenti portati a galla parlando del Male Oscuro di Berto (per dire) fossero scaturiti invece da qualcosa di integrato nella storia, da un fatto, da una riflessione del protagonista, più che da un parallelismo tra le due cose.
Preferisco, ecco, quando l’autore accenna soltanto a qualcosa che sta a me se approfondire o meno successivamente, quando cioè è meno esplicito nei suoi riferimenti (ho scoperto così l’Angelus di Millet ad esempio, nominato solo nel testo).
Pure non mi ha esaltato che la storia sia proiettata come un cerchio che si (semi)chiude col finale, visto il tema.
Profile Image for Ania Marci.
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April 23, 2019
Andrea Pomella ci porta a conoscere il suo male, la depressione maggiore. L’uomo che trema è una storia di dolore e di speranza narrata con folgorante lucidità attraverso parole dense e precise; è un libro che ho dovuto masticare, digerire e metabolizzare, che mi ha piegato, spezzato e prosciugato. Ho sofferto, ho pianto, combattuto con le mie emozioni, ma ho anche respirato una nuova vita, guardato con altri occhi il mondo, e farlo con le lenti della malattia, alla fine del viaggio, ti riporta a casa non poco cambiato.
Profile Image for Rossella De Feudis .
67 reviews16 followers
February 14, 2020
Pomella racconta della sua convivenza con "il cattivo umore": la depressione maggiore di cui soffre. Lo fa con una prosa precisa, pulita, analitica. Non è un libro "utile", imperdibile, non vuole dare pugni nello stomaco, sebbene nelle pagine in cui il focus è sul rapporto con il figlio la commozione possa sciogliere lo stomaco del lettore. E' uno di quei libri che io trovo necessari, a volte, perchè sono esercizi di empatia, di approssimazione all'Altro.
Profile Image for Maria Calabrese.
118 reviews4 followers
January 25, 2019
Andrea Pomella racconta in maniera profonda l'essere depresso utilizzando metafore attraverso cui il mondo/non-mondo di cui parla diventa comprensibile, tangibile anche a chi non ha provato la cupezza di tale patologia. Da leggere assolutamente!
Profile Image for Chiara Canu.
165 reviews8 followers
August 9, 2023
Conobbi "L'uomo che trema" nel 2019, durante una presentazione a Cagliari. Ancora prima di conoscerne il contenuto, conobbi l'uomo che lo ha scritto, e lo ascoltai fino a sentirlo. "Senz'altro lo leggerò", mi ripetei più volte, mentre più volte leggevo le due parole scritte nella dedica: "Non tremare".

Capita poi un'estate, anni dopo, in cui non riesco più a sentire. O forse mi sposto sul sentire "altro", come un piccolo puntino piombato dentro di sé e che prende vita al centro del petto senza saperlo denominare. E pesa, pesa fortissimo, fino a schiacciare. È su questo puntino che "L'uomo che trema" mi ha raggiunta un'altra volta, senza che avessi riposto su di lui una programmata intenzione di lettura, mentre attorno il mondo confonde e io mi ritrovo soffocata ogni giorno di più da un silenzio interiore senza controllo. Lo riprendo, rivedo quella dedica che oggi ha tutto il sapore di un presagio fallito; le prime righe divengono in pochi minuti pagine divorate, stralci sottolineati e riletti. La depressione è il tema, ed è la vita dell' autore, al cospetto di un'assenza presente - un padre abbandonico e in seguito abbandonato - e dell'inspiegabilità di un male che affligge e accomuna. In un attimo scorre sulle mie corde. Le punge. Le morde. Mi conduce nella durezza della somiglianza, e più leggo più il dolore si materializza. Perché per un depresso "la visione è netta, senza nebbie", laddove "l'opacità è dei sani".

Leggere questo libro è vedere il puntino, cadere e ricadere, appigliarsi alla voce di @andreapomella1 per ciò che ha voluto raccontare del suo tremore - chissà se ha tremato a scriverlo - non dal battito di un cuore che pulsa per sfociare in un resoconto personalistico, ma da una logica sapiente che unisce personale e collettivo, tra memorie ed eventi usati come strumento di senso. Fino a capire che se la depressione è il tema, non è il reale. Reale è la visione che nutriamo delle cose.

Arrivare all'ultima pagina è un po' come chiudere un cerchio. Oppure aprirlo. Siamo in molti, forse, a doverlo capire: che l'uomo, tremando, vive.

Un libro che è la testimonianza di uno e il silenzio, però, di tanti altri. A loro la voce.

(Lettura del 2023)
Profile Image for Lucia.
106 reviews12 followers
December 26, 2019
Questo libro è stato spesso accostato a “Il male oscuro� di Giuseppe Berto, ed in effetti l’autore cita espressamente Berto: il protagonista percorre ossessivamente le strade del quartiere Balduina di Roma, a pochi chilometri da casa sua, per passare davanti all’edificio in cui risiedeva Berto.
Il tema, come è evidente, è quello di un giovane uomo alle prese con la depressione, una “depressione maggiore�, e ciò che lo distingue da Berto, a mio parere, è l’estrema consapevolezza con cui il protagonista affronta il proprio problema: consulta vari psichiatri, studia i propri sintomi, si informa sugli effetti delle benzodiazepine e dei farmaci stabilizzatori dell’umore (per non parlare dei temutissimi anti-psicotici, che riesce ad evitare). Ogni sua crisi è descritta dettagliatamente e riferita minuziosamente allo specialista, ogni minima incrinatura dell’umore viene letteralmente vivisezionata. In Berto - forse anche a causa dell’epoca in cui fu scritto il suo libro - manca questa confidenza nel trattare il tema della depressione e vi è una sorta di disperata ricerca di una soluzione al problema “oscuro� e misterioso che gli distrugge l’esistenza.
Questo romanzo è doloroso ma ha molti meriti, primo fra tutto quello di sdoganare con franchezza un argomento che per troppe persone è ancora tabù e, non ultimo, quello di suggerire a tutti che di malattia si tratta, e che come per ogni malattia vi sono delle cure, spesso efficaci.
“Il mondo mi spezza il cuore. È questa la verità, l’ultimo grado a cui riesco a ridurre la realtà. La domanda che adesso mi pongo non è: Perché sono depresso?, ma Come fate a non esserlo tutti?�.
Profile Image for mi.terapia.alternativa .
794 reviews181 followers
April 8, 2020



Cómo no va a temblar alguien que convive diariamente con el miedo, la angustia, la desesperación, la rabia y otros sentimientos propios de la depresión.
Porque de esto es de lo que trata este libro, de cómo una persona a quien su familia le decía que tenía "un carácter difícil" resulta ser diagnosticado con depresión mayor.
Hostilidad, mal humor, apatía, y la seguridad de ser insignificante,se dan la mano en esta obra con recuerdos , reflexiones y la constatacion de que cuando su padre abandonó a su madre, y él posteriormente abandonó a su padre y lo olvidó, fue el comienzo de todo.
Me ha parecido una obra íntima, precisa, dolorosa y necesaria. Fundamental para entender que es más importante como percibimos las cosas que como son en realidad.

Cuenta sin detalles morbosos y con gran valentía algunos momentos de su enfermedad, como lo ha sentido,como se ha relacionado en esos momentos con su pareja y su hijo, como con ayuda médica y poniendo mucho de su parte va mejorando un poco y esa mejoría implica más deseos de superación y recuperación.
Una obra llena de fantásticas citas, os dejo una que no me digáis que no la hemos sentido en algún momento: "La depresión es, simplificando mucho, la fatiga de ser uno mismo".
Os la recomiendo muchisimo porque a pesar de tratar un tema duro, está escrito maravillosamente, se lee muy fácil, atrapa desde la primera línea y ayudará a entender no sólo la enfermedad sino a quien la sufre.






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Profile Image for Raquel B. R..
178 reviews94 followers
August 28, 2023
La depresión, uno de los grandes males de nuestra sociedad, un tema extremadamente serio del que no se puede hablar a la ligera, y del cual Andrea Pomella nos habla largo y tendido en “El hombre que tiembla�.

En esta suerte de viaje introspectivo por este gran mal, el autor nos muestra su particular análisis de esta enfermedad y de sus herramientas para convivir con ella e intentar vencerla, sus métodos, sus formas de pedir ayuda.

Un relato crudo y directo, tan real como es la enfermedad de la que trata, natural, aunque a la vez está dotado de cierto matiz poético que hace la lectura aún más intensa. Una lectura con la que se empatiza fácilmente y que se siente cercana, que remueve y conmueve, y no deja indiferente.

Una forma excelente de sacar a la palestra un problema tan socialmente extendido en nuestra época y, paradójicamente, tan tabú aún.

Un libro que considero necesita su tiempo para ser leído, su momento, pues es mucha la carga emocional que desplaza al lector, haciendo suyos los problemas de la persona que narra y llevándose en su mochila cierta carga que resulta difícil soltar.

Un libro muy interesante y necesario, como todos los que abordan el tema de la salud mental.
Profile Image for ritarda.daria.
86 reviews6 followers
January 1, 2019
L'orso spietato è sempre in agguato, pronto ad affondare i suoi artigli in un passato torbido, facendone riemergere ricordi tormentati di abbandono e isolamento. L'orso inclemente alita su un presente vivido, troppo vivido, nel quale la malattia fa ammantare gli oggetti e i dettagli di strati di senso e contenuto.
Forse nel tentativo disperato di restituire un senso a quel frangente di infinito nel quale ci illudiamo di essere, quella che chiamiamo vita.
A placare ogni tanto l'orso sono le mani affettuose di Grazia sulle tempie, la schiena del figlio che dorme sereno e respira piano, una passeggiata solitaria nel bosco, letteratura, musica, arte.
L'uomo che trema, sviscera e analizza con una buona dose di logica una malattia tanto diffusa quanto sottodiagnosticata e ce la racconta cercando di capire e di farci capire a nostra volta.
Profile Image for Sephreadstoo.
649 reviews37 followers
August 15, 2019
Ci sono tanti "tipi" di depressione, tanti modi di viverla e in essa spegnersi.
Ho una lunga storia (ancora in corso) con la depressione e in qualche maniera volevo cercare il riflesso dei miei cupi pensieri in quelli di qualcun altro, capire alcune mie reazioni e se erano un destino in comune.
Questo libro è una catarsi. L'autore racconta la sua depressione, le sue ragioni, il suo percorso, le sue reazioni. In un modo molto sbagliato, ho cercato un riflesso della mia depressione, l'ho trovato, non dissimile ma ovviamente nemmeno identico, ho capito di non essere sola e unica, ho capito molte cose che vanno al di là di questa recensione.
Lo consiglio a tutti: chi soffre di depressione, chi vive o frequenta un/a depresso/a, chi vuole semplicemente capire in che buco nero, a volte, si rimane intrappolati.
Profile Image for chiara_librofilia.
424 reviews29 followers
April 6, 2020
Se dovessi utilizzare una singola parola per descrivere questo libro, direi sicuramente: DEVASTANTE.
Successivamente, aggiungerei: sincero, coraggioso e luminoso, nonostante il carico di dolore e di sofferenza che lo contraddistingue.
Eppure, probabilmente, è proprio dietro il dolore e la sofferenza che si nasconde la vera speranza esattamente come la luce che si staglia alla fine di un tunnel.
Parlare degli argomenti che Andrea Pomella tratta nel suo libro, non è mai facile poiché implicano l'accettazione e l'ammissione delle proprie fragilità e del proprio malessere.
Più di un passaggio mi è stato doloroso durante la lettura e spesso mi sono soffermata su alcuni punti che ritenevo di connessione e capaci di donarmi alcune conferme.
E forse, il compito dei libri e della letteratura in generale, è proprio questo: condividere, far sentire meno soli e infondere fiducia.
Profile Image for Manuel Chiacchiararelli.
Author5 books1 follower
March 23, 2019
Avendo sofferto di depressione, e forse soffrendone ancora, questo libro mi ha letteralmente rapito, colpito. In ogni sua pagina ho rivissuto la mia malattia, e l'ho finalmente capita.
E, a parte quelle che possono essere le personali esperienze soggettive dell'autore (intendo quello che è successo nella sua vita), ho rivissuto la mia esistenza.
Un viaggio nel profondo della depressione e, forse, l'ammissione che essere depressi è imprescindibile dalla vita stessa dell'uomo.
Come scrive l'autore:

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