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Fabrizio Acanfora

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Fabrizio Acanfora


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Naples, Italy
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Fabrizio Acanfora (Napoli, 1975) è uno scrittore, blogger e attivista italiano, conosciuto per la sua attività di divulgazione scientifica riguardante lo spettro autistico.

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Quotes by Fabrizio Acanfora  (?)
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“E' un meccanismo di sopravvivenza che chi è come me conosce anche troppo bene: quando si comincia a comprendere che la maggior parte dei problemi e degli ostacoli percepiti come insormontabili sono il risultato di una dissonanza tra sé e il resto del mondo, nella maggior parte dei casi si comincia a imitare gli altri, a conformarsi.
Nell'autismo questo tentativo frequente di conformità al gruppo di appartenenza viene definito masking, indossare una maschera che copre interamente il volto. Col tempo ne crei una per il lavoro, un'altra per le uscite con gli amici, una per le relazioni affettive. Osservi quello che fanno gli altri, cerchi di imitarne i comportamenti, quel modo di ridere a battute che a te sembrano insignificanti, oppure l'andatura, la prosodia. Ma il discorso vale anche se da adolescente scopri che invece delle ragazze ti piacciono i compagni di scuola, quegli stessi ragazzi che invece manifestano la loro eterosessualità con esuberanza spesso facendo in tua presenza commenti terribili contro chiunque abbia un orientamento differente dal loro.
Indossi la maschera se percepisci il tuo genere diverso da quel lo che la società si aspetta tu debba sentire, oppure se non se felice della vita che hai. Quando sei con gli altri, sei gli altri.
Poi torni nella solitudine della tua camera e a volte quella maschera si è talmente appiccicata sul tuo volto che non viene via del tutto; col tempo nemmeno ricordi più chi sei, cosa ti faceva emozionare.”
Fabrizio Acanfora, In altre parole. Dizionario minimo di »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà

“E si rimane per sempre quello che, a un dato momento, si è deciso che dovevi essere. Non c'è rielaborazione possibile: le persone devono essere ben catalogate, marchiate a vita.
Almeno, però, fatemi un favore: non venitemi a dire che non è possibile; perché il dolore, la solitudine, la difficoltà nel sentirmi diverso da voi, li ho portati dentro da solo, quasi sempre in silenzio. La fatica di sembrare normale in modo che voi poteste stare tranquilli, l'ho fatta da solo.
Adesso sono stanco, mi sono reso conto che non c'è bisogno di vergognarsi, nel sentirsi diverso. Ora ho deciso che io, tutto sommato, a questa normalità che distrugge il pianeta in cui vive, che odia chiunque manifesti delle differenze; a questa normalità che tenta di annientare il pensiero critico e aspira a una beata mediocrità, non voglio più assomigliarci.”
Fabrizio Acanfora, Eccentrico: Autismo e Asperger in un saggio autobiografico

“Quando ho capito che le differenze che vedevo nascere in me rappresentavano (incomprensibilmente) solo problemi, ho deciso che forse sarebbe stato più saggio non mostrarle al mondo. Con grande dolore, perché erano parte di me.
È proprio lì che è nata l'ambivalenza del mio sentimento verso l'idea di »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà: da un lato l'ho sempre considerata come la cosa più naturale del mondo, siamo tuttÉ™ diversÉ™, le differenze sono quello che rendono il mondo un posto in cui valga la pena vivere e per questo vanno tutelate e rispettate. D'altra parte ho cominciato a soffrire al pensiero che proprio questa varietà, questa idea così complessa e quasi indefinibile, dovesse essere a sua volta infilata in una categoria e, secondo i metodi utilizzati per definire la normalità, suddivisa in tante altre piccole categorie.
Oggi so che questa mia insofferenza verso la tassonomizzazione della »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà nelle sue molteplici espressioni ha a che fare con la convinzione - che fino a poco tempo fa era un'idea senza nome - che la »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà sia intersezionale; non mi è mai piaciuto dover definire la »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà solo in quanto opposta alla normalità, perché utilizzando questo sistema sarà sempre qualcosa di inferiore. Se non siamo in grado di definire la »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà come un concetto autonomo e non necessariamente come contrario di normalità, non riusciremo a liberarla dallo stigma sociale. Altrimenti l'inclusione resterà sempre un processo che parte dalla normalità - percepita come la cosa giusta - e investe una »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà tutto sommato passiva, desiderosa di entrare a far parte del club delle persone sane, normali, di quelle che non vengono additate come difettose o strane. È questa l'idea di »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà che non mi piace, una »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà dipendente dall'idea di una normalità che, paradossalmente, è inesistente in natura.”
Fabrizio Acanfora, In altre parole. Dizionario minimo di »å¾±±¹±ð°ù²õ¾±³Ùà



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