Non comincia bene la giornata di un commissario mongolo se, alle prime luci dell’alba, in una fabbrica alla periferia della città, si ritrova davanti i cadaveri di tre cinesi, per di più con i macabri segni di un inequivocabile rito sessuale. E la situazione può solo complicarsi quando, poche ore dopo, nel bel mezzo della steppa, è costretto a esaminare una scena perfino più crudele: i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo. Quello che però il duro, rude, cinico ma anche romantico commissario Yeruldelgger non sa è che per lui il peggio deve ancora arrivare. A intralciare la sua strada, e a minacciare la sua stessa vita, politici e potenti locali, magnati stranieri in cerca di investimenti e divertimenti illeciti, poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti, per contrastare i quali dovrà attingere alle più moderne tecniche investigative e, insieme, alla saggezza dei monaci guerrieri discendenti di Gengis Khan. Sullo sfondo, una Mongolia suggestiva e misteriosa: dalla sconfinata Ulan Bator alle steppe abitate dagli antichi popoli nomadi, un coacervo di contraddizioni in bilico fra un’antichissima cultura tradizionale e le nuove, irrefrenabili esigenze della modernità. Yeruldelgger dovrà compiere un viaggio fino alle radici di entrambe, se vorrà trovare una soluzione per i delitti, e anche per se stesso. Un thriller classico, a tinte forti, con un’ambientazione unica, in cui pagina dopo pagina si susseguono le scene ad alta tensione e ogni calo di emotività è bandito.
In questo thriller mozzafiato Ian Manook ci accompagna, un colpo di scena dopo l’altro, dai deserti spazzati dal vento dell’Asia Centrale fino all’inferno dei bassifondi di Ulan Bator. Dopo la Svezia di Mankell, l’Islanda di Indriðason, la Scozia di Rankin, d’ora in poi ci sarà la Mongolia di Ian Manook.
Parental Advisory: il libro contiene contenuti espliciti e la recensione contiene astio esplicito.
La fiera delle banalità
Mettete insieme tutte le banalità e tutti gli stereotipi di tutte le serie televisive che infestano ogni canale negli ultimi 15-20 anni: CSI, NCIS, Law and Order Criminal Intent, Law and Order Special Victim Unit, Criminal Minds, Jo (quella con Jean Reno), Profiling, mettetele insieme proprio tutte tutte. Non a caso ne ho messe due francesi in coda alla lista, visto che l'autore è francese e non so se fosse o meno sua intenzione mascherarsi dietro la voce narrante onnisciente, in ogni caso non ci è riuscito. A proposito di NCIS: quel particolare schema per cui ogni spezzone della puntata inizia con un'immagine in bianco e nero che è poi sempre l'ultimo fotogramma dello spezzone stesso, viene qui perfettamente riproposto secondo la regola per cui il titolo di ogni capitolo è l'ultimissima frase del capitolo stesso, a volte con risultati piuttosto grotteschi e farciti di una gran quantità di punti esclamativi.
Non sono esclusi dal campionario nemmeno quei capolavori hollywoodiani che vedono Sylvester Stallone o Bruce Willis o Steven Seagal intenti nella parte del poliziotto dal passato difficile, dai metodi poco ortodossi ma invariabilmente impegnato nella sacrosanta crociata contro i poliziotti cattivi, quelli corrotti e assetati di "potere", i quali nella loro furiosa rincorsa al "potere" non dimenticano mai, e ribadisco mai, di coinvolgere la innocente figlioletta del poliziotto buono (o al massimo, nella versione americana un po' più puritana, la nipotina). Non manca dalla lista nemmeno James Bond visto che l'indagine si apre immancabilmente con il protagonista che viene esautorato da ogni ruolo ufficiale ma che decide comunque di procedere ad investigare per conto suo, in maniera del tutto extra-ufficiale e extra-giudiziale.
Non escludete nulla della lista di banalità che vi possono venire in mente: il medico legale ovviamente dalla parte del poliziotto buono e ovviamente dotata di una sfilza di skills extracurriculari pressoché infinita e perché no, già che ci siamo, è anche una gran sgnaccherona; le periferie malfamate sul genere di Scampia o Secondigliano (Gomorra, perbacco!); il bambinetto che fa da guida e da spia e da mascotte un po' come con Indiana Jones nel tempio maledetto (la figura della adorabile canaglia è proprio uno degli stereotipi che più detesto); l'anziano e saggio maestro in stile Karate kid, e non dimenticate nemmeno loro, i nazisti dell'Illinois, non sia mai che se ne abbiano a male.
Tutte le banalità possibili anche nella trama: il nostro eroe che sparisce momentaneamente nella fase centrale della storia per poi ricomparire come un ciclone più carico e più forte che mai; il mostro più cattivo di tutti va lasciato per ultimo, come in ogni videogioco che si rispetti; i cattivi devono ovviamente essere tutti esacerbati da cattiveria intrinseca e fine a sé stessa; e infine pur essendo un giallo/thriller, e dunque essendo in un ambito in cui alcuni tasselli dovrebbero tornare al loro posto e possibilmente combaciare, il plot tipico hollywoodiano vuole tuttavia che uno se ne freghi bellamente della coerenza tra un dettaglio e l'altro della trama, è più importante ravanare sui dettagli scabrosi degli stupri, ripetere allo sfinimento che la bambina è stata sepolta viva, ecc. ecc.
E ancora, a proposito di banalità: se da un lato si apprezza il tentativo di attualizzare un contesto che in occidente viene ancora oggi considerato forse in maniera un po' troppo esotica e romantica (in altre parole: se uno nel ventunesimo secolo vuole ambientare una storia in Mongolia, si deve giustamente ricordare che la Mongolia non può essere fatta solo di yurte e yak e praterie, sennò finirebbe per riscrivere un romanzo di Verne, si deve ricordare che piantata là immezzo c'è comunque una metropoli a tutti gli effetti), dall'altro lato l'autore ha finito per eccedere nel suo zelo e a parte il dettaglio di qualche yurta messa qua e là, infilata tra un Hilton e un McDonald's, alla fin fine il racconto è ambientato in una capitale qualsiasi, potremmo anche essere in un sobborgo di Gotham City tanto tutta l'azione si svolge tra localacci malfamati, localini di lusso, prostitute, magnaccia e poliziotti corrotti. Un po' come dire che a metà strada tra Batman e Alle falde del Kilimangiaro non ci può essere niente.
E nei rari momenti in cui le azioni si spostano nella steppa, le cose non vanno meglio: l'autore era talmente preso dal desiderio di sottolineare il contrasto tra due estremi - da un lato dei turisti rumorosi e irrispettosi che fanno una festa sguaiata attorno al falò con fiumi di vodka e con karaoke, e dall'altro lato il nostro eroe che passa la nottata attorno al falò, con una vecchia del posto e con una prostituta redenta, un falò in questo caso attorniato da racconti a bassa voce e cibi tradizionali portati in maniera rocambolesca dall'altro falò, quello dei cattivi - dicevo, l'autore è talmente preso dal desiderio di evidenziare questo confronto che pianta le due cose nella trama come due chiodi conficcati nel muro, a distanza di pochi metri e pochi minuti l'uno dall'altro. Il tutto risulta di una goffaggine così ridicola che ci sarebbe proprio da mettersi a sghignazzare forte se non fosse che ormai siamo dalle parti di pagina quattrocentoenovanta, si sono fatte quasi le cinque del mattino e di questa sfilza di sciocchezze non se ne può più e il povero lettore, più che ridere, inizia ad avere voglia di piangere.
Shakerate tutte le banalità e gli stereotipi facendo anche finta di scherzarci sopra, fingendo una sorta di auto-ironia (oppure affettando falsa modestia) quando è lo stesso commissario protagonista del romanzo a definire come "spazzatura" quelle serie televisive citate in apertura, le loro ridicole procedure sulla scena del crimine e le ancor più ridicole pose plastiche con cui affrontano il nemico senza paura: più l'eroe le critica e più l'autore ce lo fa sguazzare dentro, e quello con tanto ci sguazza tanto le critica, e così via ad libitum. Aggiungete una spruzzata abbondante di scrittura sciatterella e quattro belle cucchiaiate di traduzione impacciata; aggiungete un finale così telefonato sin dalle primissime pagine che in confronto Marconi e Bell e Meucci sono gli ultimi dei dilettanti.
Ma soprattutto: mascherate questo terribile frappé con un'etichetta degna del miglior marketing, anzi del miglior window-dressing, perché all'immagine del totem di Dersu Uzala in copertina e alla promessa di un romanzo ambientato nientemeno che a Ulaanbaatar, gli allocchi come la sottoscritta non sanno resistere e ci cascano in pieno, in pieno. Accidenti a me.
Actiongeladener, mitreissender Thriller der ganz anderen Art
Um es vorweg zu sagen: dieser Thriller hat mich aus den Schuhen gehauen und der Protagonist Yeruldelgger ist in die überschaubare Riege meiner Lieblingscharaktere aufgerückt.
Kurz zur Story: Nomaden finden in der Steppe die vergrabene Leiche eines kleines Mädchens auf einem Dreirad während in der Hauptstadt Ulanbataar drei Chinesen tot und grausam verstümmelt aufgefunden werden.
Kommissar Yeruldelgger, der versucht diese Fälle aufzuklären, muss sich mit Vorgesetzten, die ihm nur Steine in den Weg legen, einer ultranationalistischen Bikergang, deren Anführer sich treffend “Adolf� nennt, seiner ihm feindselig gestimmten Tochter und seinen eigenen Dämonen rumschlagen und dabei höllisch aufpassen, dass er nicht dem einen oder anderen Mordanschlag zum Opfer fällt.
In der Geschichte finden sich Motive, die man aus Filmen wie Ein Mann sieht rot, Dirty Harry oder auch Karate Kid kennt, was durchaus klischeehaft rüberkommt. Yeruldelgger nimmt hier die Superheldenrolle ein, der er auch trotz einiger Rückschläge gerecht wird.
Der französiche Autor kennt sich sehr gut mit Geschichte und Kultur der Mongolei aus und lässt den Leser teilhaben. Ian Manook geht stark auf die Spiritualität der traditionellen Nomadenkultur ein und verwebt auch mystische Aspekte in seine Geschichte.
Ein ganz starkes Thema ist in diesem Buch das Aufeinanderprallen der westlichen, materialistischen Kultur mit den traditionellen Werten der mongolischen Nomaden. Der Autor zeigt sehr gut auf, wie grausam hier viele Individuen unter die Räder kommen.
Wir haben hier also einen nahezu übermenschlichen Protagonisten, jede Menge mongolische Spiritualität und Kultur und nicht wenig Gesellschaftskritik gepaart mit unglaublich viel Action und Spannung.
Das muss man nicht mögen, so dass sich sich sicherlich nicht jeder darauf einlassen kann oder will. Für mich ist es jedoch ein Buch, dass mich vollkommen eingesogen und mitgerissen hat, und das zu meinen ganz großen Highlights gehört.
5 Sterne.
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Action-packed, captivating thriller of a completely different kind
To say it in advance: this thriller swept me off my feet and the protagonist Yeruldelgger has moved up into the manageable ranks of my favorite characters.
Briefly about the story: Nomads find the buried corpse of a little girl on a tricycle in the steppe while three Chinese are found dead and cruelly mutilated in the capital Ulanbataar.
Commissioner Yeruldelgger, who is trying to clear up these cases, has to deal with superiors who only put obstacles in his way, an ultra-nationalist biker gang whose leader aptly calls himself “Adolf�, his hostile daughter and his own demons, and be careful as hell not fall victim to one or the other murder attempt.
The story contains motifs that are known from films such as Death Wish, Dirty Harry or Karate Kid , which does come across as clichéd . Yeruldelgger definitely takes on the superhero role, which he lives up to despite some setbacks.
The French author is very familiar with the history and culture of Mongolia and allows the reader to participate. Ian Manook goes into the spirituality of traditional nomad culture and also weaves mystical aspects into his story.
A very strong theme in this book is the clash of western, materialistic culture with the traditional values of the Mongolian nomads. The author shows very well how cruelly many individuals get caught up in here.
So we have an almost superhuman protagonist, lots of Mongolian spirituality and culture and quite a bit of social criticism paired with an incredible amount of action and tension.
This certainly won’t meet everyone’s taste, so this is not a book for everyone. For me, however, it is a book that completely sucked me in and carried me away, and that is one of my great highlights.
Un país interesante y poco conocido como Mongolia es el escenario de la trilogía de novela negra escrita por el francés Patrick Manoukian, bajo el seudónimo de Ian Manook.
En esta primera entrega acompañamos al desencantado comisario Yeruldelgger, que en su investigación abandona Ulán Bator para recorrer las estepas infinitas, pobladas por nómadas que plantan sus yurtas � una especie de tiendas de campaña - donde les place, aunque su modo de vida está amenazado por los intereses económicos que quieren explotar las riquezas minerales de la región.
Es un buen policial, curioso sobre todo por la información que proporciona sobre la región y su modo de vida, que está cambiando a gran velocidad. Novela negra muy violenta, donde resuenan ecos de Gengis Khan� quién se puede resistir? 3,5*
3.75 Questo libro meritava quattro stelle per l’ambientazione inusuale ed i personaggi ben caratterizzati, ma la saturazione di violenza mi frenava nel dare un punteggio pieno. Ho adorato scoprire le usanze del popolo mongolo, la loro visione “sciamanica� della vita, le loro tradizioni. Mi sono piaciuti i personaggi ed ho trovato i dialoghi molto veloci da leggere. D’altro canto, c’� veramente troppa violenza stile “americanata senza scrupoli�. La scelta di così tante scene forti è, forse, un modo di descrivere una realtà lontana dal mondo “occidentale� retto da determinate leggi, che magari non si trovano in Mongolia. Penso, però, che Yeruldelgger si lasci troppo spesso andare la mano. Infine, posso dire che il sentimento generale è positivo, ma con riserva verso questo aspetto del racconto.
Alla fine, ho messo quattro stelle perché, in confronto agli altri capitoli della trilogia, questo è nettamente superiore. Sarà stato, forse, l’impatto con le “novità mongole�, ma ammetto che questo è il libro che mi ricordo meglio tra i tre. Lo consiglio agli stomaci forti che riescono a leggere numerose scene violente. Si perde, altrimenti, la bellezza dietro tutta quella violenza: la steppa, il paesaggio, le tradizioni, le superstizioni, le leggende.
Libro letto per la All-Over-The-World BookChallenge ✈️, paese: Mongolia 🇲🇳
Oh! What an amazing book! I loved every single line. The magnificent Mongol environment, the action, the hardness and the candour of the style. I admire the writer's gut to "kill" one good character - I hoped I'll meet her again... This is definitely a complete book! And I recommend it from the bottom of my heart!
Comencé a leer esta novela con mucho interés porque leí una buena recomendación, porque siempre he sido entusiasta del género y, sobre todo, por mi extraña fascinación con Mongolia. Muy pronto, sin embargo, la lectura comenzó a sentirse muy pesada (creo que si sólo se extrajeran los adjetivos tendríamos una novela de la mitad de extensión), repetitiva y, hacia la mitad, ya directamente absurda. Los personajes tienen la profundidad de una calcomanía. Oyun, Solongo, Saraa y Colette se comportan y hablan exactamente igual y llegan al mismo tipo de conclusiones. Ellas se encargan de definir, mediante miles de adjetivos, la parte "sensible" de Yeruldelgger, a quien el autor insiste en pintar como un personaje complejo, un policía oscuro y torturado pero asombrosamente fuerte y capaz, además de respetuoso de las costumbres mongolas. Pero no importa cuánto expresen su admiración, Yeruldelgger simplemente es un mal policía, un tipo vengativo y corrupto (tanto como aquellos a quienes se enfrenta) que resuelve el caso mediante sueños reveladores, actos de persuasión inverosímiles, intuiciones sacadas de la manga, golpes de suerte y una fuerza física titánica. La novela falla en lo policiaco por lo predecible y lo irregular, pero también por el añadido de un componente fantástico representado por unos monjes que parecen extraídos de Kung Fu Panda.
A lo largo de toda la novela uno se pregunta cuál fue, en realidad, la razón de todos estos crímenes, ¿en serio todo era para que Yeruldelgger dejara de investigar a su suegro?, ¿no era más fácil (y cuántas páginas nos hubiéramos ahorrado) matarlo en lugar de matar a media Mongolia?, ¿este tipo representaba una amenaza para alguien? Así lo quiere hacer creer Ian Manook, y para ello, dota al policía de algunas habilidades y superpoderes. Enlisto algunos que recuerdo:
� Domina serpientes. � Es capaz de enfrentarse a una mamá osa enfurecida. � Fractura quijadas y brazos y talones de un codazo. � En toda pelea, lanza a alguna persona a tres metros de distancia. � Camina 100 kilómetros de noche en la estepa mongola, en invierno. � Anda a caballo sin montura. � Es el mejor arquero. � Hace empanadas tradicionales mejor que las ancianas de la estepa. � Pela marmotas. � Enamora a cada mujer a la que ve. � Respeta las antiguas tradiciones mongolas. � Habla francés. � Siempre tiene señal. � Es el tipo más insoportable del mundo.
Pero bueno, le pongo dos estrellas porque la información sobre Mongolia sí está buena. Creo que Manook sí se aplicó en su investigación histórica y pudo vaciarla más o menos bien en la novela. A ver si no caigo en la provocación de leer la segunda parte. Espero que no.
il capitano Yeruldegger spacca rotule, disarticola clavicole, pianta proiettili nei piedi o nelle mani, spaventa orsi, li nutre con i propri nemici. Leggendo questo orrendo ed interminabile fumettone viene spontaneo, quindi, associare le sue imprese ai suoni onomatopeici dei fumetti veri, quelli che perlomeno non si prendono sul serio. Qui invece ci dobbiamo sorbire, oltre al resoconto degli improbabili combattimenti in cui l'eroe, da solo, vince inderogabilmente contro chiunque (torme di nazisti mongoli, gruppi di coreani ubriachi, squadre di poliziotti corrotti, ed effettivamente anche un'orsa, molto seccata perché il suo cucciolo si sta cacciando in un guaio), anche le paturnie del medesimo eroe, che naturalmente appartiene alla genia di quelli che si portano sia dietro un vissuto doloroso sia il rimpianto dei bei tempi andati (quali??). Gli regalo un'immeritata seconda stella solo perché avverto sempre un minimo di fascino nelle storie ambientate in paesi di cui non so nulla: la Mongolia viene descritta come un luogo durissimo e bellissimo, sospeso fra yurte e iPad, fra cavalli selvaggi e corse sui quad, e io, che a stento so dove si trova, non posso restare insensibile a queste descrizioni.
Due storie che s’incrociano. Da una parte una bimba disseppellita nella steppa la cui morte risale e ben cinque anni prima, dall’altra la barbara strage di tre geologi cinesi e di due prostitute. Cos’hanno in comune? Sempre la stessa vecchia storia. La tentazione, il lavoro di merda, lo stipendio da arrotondare, i divorzi a causa dei lunghi appostamenti, le cattive compagnie... E per un breve istante, l’illusione dell’impunità, la pretesa di poter tirare i fili. Oltre a parecchi personaggi che si muovono tra le pagine di questo libro. Oltre ad una storia vecchia di anni che tocca personalmente il protagonista principale di questo romanzo.
Romanzo molto doloroso, crudo, violento, a tratti raccapricciante, ma storia molto ben congegnata, ben articolata, anche se mi sono tirata indietro rispetto alle complicanze politiche che pure sono, lo capisco, parte integrante della narrazione, e di cui, lo confesso, so ben poco, anzi nulla.
Nonostante tutto, il problematico personaggio di Yeruldelgger mi si è impresso nel cuore; il suo dolore e la sua rabbia sono diventati i miei. Ci sono altri bei personaggi che soggiornano in queste pagine: Solongo, il medico legale, Oyun, la giovane poliziotta e il suo collega, Billy; e poi... come non adorare il “socio� per eccellenza, quella piccola canaglia, quella volpe intrigante di Gantulga, che ne sa una più del diavolo?
La natura del territorio, così selvaggia e desolata, con le sue steppe interminabili, i suoi silenzi e i suoi colori evocati dalle accurate descrizioni, mi ha letteralmente rapita. Come pure la presenza dei monaci e la loro saggezza; per non parlare poi delle usanze e delle credenze di un popolo così particolare, misterioso e affascinate ai miei occhi.
Questo volume mi ha lasciato con 4 stelle meritate e la voglia di leggere il secondo capitolo della trilogia finora pubblicata.
P.S.: la scena dell’incontro con l’orsa e il suo cucciolo, da sola, vale quasi tutto il libro! (Me la sono andata a rileggere... scusate... troppo bella!)
Αστυνομικόν� και πάλι� Γαλλικό νουάρ από έναν Αρμένιο συγγραφέα πολιτογραφημένο Γάλλο (γι’αυτ� και το Μανουκιάν το στρίβει αλλά γαλλικά σε Μανούκ) και ερωτευμένο με τη Μογγολία. Τα πήρε όλα αυτά λοιπόν ο συγγραφεύς, τα ανακάτεψε άλλοτε καλά και άλλοτε όχι και τόσο και μας σέρβιρε ένα κατά βάση αστυνομικόν με ολίγη εσάνς κοινωνικού και με πολλές πινελιές εξωτισμού βιβλίο. Ουφ! Τα είπα! Ο Γερουλντελγγέρ (που ανάθεμα και τώρα που τελείωσα το βιβλίο κι αν έμαθα το όνομά του) είναι Μογγόλος αστυνομικός και βρίσκεται ξαφνικά με δυο καυτές πατάτες στα χέρια του: α) το πτώμα ενός 5/χρονου κοριτσιού που ξεβράζει η στέπα της Μογγολίας και β) τρεις Κινέζους νεκρούς με κομμένα τ’αχαμν� τους (βλέπετε πως δεν ρίχνω το επίπεδο) και δυο νεκρές πόρνες με τ’αχαμν� των Κινέζων στο στόμα για να μην πάνε χαμένα. Ο ίδιος, αν και καλός μπάτσος, κάπου έχει φλιπάρει γιατί πριν πέντε χρόνια απήγαγαν και στραγγάλισαν την πεντάχρονη κόρη του, η γυναίκα του αποτρελάθηκε (λογικότατον) και η έφηβη κόρη του έχει πέσει στα σκληρά. Και από κει και πέρα ξετυλίγεται ένα ‘κυνηγητό� σ’ένα� δρόμο με πολλά παρακλάδια: καλοί και κακοί μπάτσοι, Μογγόλοι ναζί, Κινέζοι και Κορεάτες μεγαλοεπιχειρηματίες, εθνικές συγκρούσεις, μογγολικές παραδόσεις και σοβιετικά κατάλοιπα, πόρνες , υπόνομοι, μοναχοί, ουρανοξύστες στο Ουλάν Μπατόρ και παραδοσιακές γιούτες που σερβίρονται απαραίτητα με αλμυρό τσάι και βούτυρο, ψωμί με παχιά κρέμα γάλακτος και μαρμελάδα από μαύρα μύρτιλλα και για τις μεσημεριανές ώρες γεμιστές μαρμότες με πέτρες� Εντάξει, οι Μογγόλοι δεν φημίζονται και για την υψηλή γαστρονομία τους. Βιβλίον εξωτικόν, ταξιδιάρικον, σε μια χώρα άγρια και άγνωστη στα δι ημάς που ωστόσο ο Μανούκ κατάφερε να μεταδώσει το κλίμα της, η αγωνία πιάνει κόκκινο σε πολλά σημεία, ενίοτε σκληρό κι απάνθρωπο, με μια δόση μυστικισμού που προσωπικά τη λάτρεψα� Κι επειδή βέβαια φίδι είμαι θα τσιμπήσω, στη μέση κάπου κάνει λίγο κοιλιά και υπήρξαν στιγμές που το βαρέθηκα ολίγον το story για να πάρει μετά ξανά εμπρός ο Μανούκ και η δράση. Και σαφώς υπήρξαν κομμάτια που πρόσωπα έμπαιναν κι έβγαιναν γιατί οι συγγραφείς είναι μικροί θεοί κι όποιον θέλουν βάζουν όποιον θέλουν ξεκάνουν γιατί έτσι τους βολεύει κι υπάρχουν κι ορισμένες σκηνές σαν να είναι βγαλμένες από αμερικάνικο κόμικ, όμως κατά ένα περίεργο τρόπο, το αποδέχτηκα γιατί με πήρε ο ρυθμός της αφήγησης. Αγαπημένος ήρωας ο μικρός Γκαντουλγκά (τώρα όρκο για το όνομα δεν παίρνω κιόλας), ο οποίος βέβαια σε ορισμένες φάσεις μεταμορφώνεται σε alter ego του Spiderman, του Batman και του Mr America μαζί. Κι αν αναρωτιέστε γιατί δεν χύνω περισσότερο δηλητήριο� Πώς μπορεί ένα φίδι να δαγκώσει το συγγραφέα που σε μια από τις δυνατότερες σκηνές του βιβλίου έχει δώσει στα φίδια πρωταγωνιστικόν ρόλο; Και για του λόγου το αληθές, voila και αποσπάσματα:
«� Τα δηλητηριώδη φίδια έχουν πιο έντονα σαγόνια, ακριβώς πίσω από το κεφάλι, οι φολίδες τους είναι ίσιες και το σώμα τους απολήγει με πιο απότομο τρόπο, χωρίς να λεπταίνει στην άκρη…� «Τα φίδια είναι άραγε ικανά να δρουν ομαδικά; Θα μπορούσαν άραγε να σε κυκλώσουν στη μέση της τάφρου, ή να σε στριμώξουν σε μία γωνία για να σου επιτεθούν;» «-Αυτός είναι ένας κροταλίας από το Γκόμπι, εξήγησε ο Γερουλντελγγέρ μιλώντας για το φίδι που μόλις είχε πετάξει μέσα στον λάκκο. Οι οχιές είναι φοβιτσιάρες, αλλά ο κροταλίας είναι φίδι του πολέμου».
Αυτά και άλλα πολλά, σταματώ μην μας πάρει χαμπάρι και κάνας φιδέμπορας � Βαθμολογία: 7,5/10
Perchè dovremmo sempre finire annientati da queste vite senza scopo? Avevamo spazi immensi, costumi e leggende secolari, e guarda quello che siamo diventati!
Ho letto questo libro perché conservavo il bellissimo ricordo di : immaginavo di ritrovare lo spirito dei nomadi e la loro profonda unione con la natura; invece sono rimasta piuttosto delusa: la cultura mongola e le sue tradizioni (tramandate oralmente) sono descritta attraverso i cibi e le usanze millenarie ma sembra di leggere una guida turistica, con tutte le forzature e le semplificazioni che comporta; soprattutto ho trovato abbastanza superficiali i riferimenti alla religione buddista e allo sciamanesimo. Anche nella descrizione degli europei ho trovato al stessa tendenza alla semplificazione, quindi immagino che l’autore non sia un amante della complessità.
Il Soyombo è il simbolo stesso della libertà e dell'indipendenza della Mongolia. Risale al XIV secolo e, secondo la tradizione, è stato creato dallo stesso Budda.
Non voglio però essere ingiusta nei confronti del romanzo di Ian Manouk: lui stesso in un’intervista dice di aver scritto un libro sulla Mongolia (che ha visitato) dal suo punto di vista e non un libro Mongolo (cosa che invece è “Il totem del lupo�). Io, in ogni caso, non ho provato quel senso di immersione nella cultura che è l’elemento che cerco nei libri ambientati in paesi lontani (e non intendo solo geograficamente).
Yurte mongole tradizionali.
Interessanti, comunque, le descrizioni del degrado in cui vivono i nomadi trasferiti nella capitale Ulan Bataar e degli interessi economici al cui centro si trova la Mongolia (che rischia di essere stritolata dai giganti asiatici, Cina, soprattutto, ma anche Corea del Sud.)
Ulanbaatar, la capitale della Mongolia: .
Limitando le mie considerazioni all’intreccio poliziesco, neanche in questo caso sono del tutto soddisfatta: quelli che dovrebbero essere i colpi di scena sono abbastanza prevedibili e i personaggi mi sono sembrati artefatti. La Mongolia però mi affascina e, anche se si tratta di una sua versione adulterata, continuerò a viaggiare nelle enormi distese che la contraddistinguono in compagnia di Yeruldelgger e compagni.
Posibil ca titlul acestei cărți să îmi rămână prezent în minte pentru multă vreme,acesta fiind neobișnuit,dar memorabil. Neobișnuit este și locul în care romanul se desfășoară (Mongolia),tocmai aceasta oferindu-i un plus de originalitate. În unele momente devine clișeic,iar evenimentele viitoare pot fi prezise cu ușurință. Nu pot spune că am fost cu sufletul la gură pe parcursul lecturii,dar este palpitant. Aș încadra romanul ca fiind bun în vacanță sau într-o zi ploioasă însă totuși merită citit.(Am aflat lucruri noi despre Mongolia și cultura acesteia) 3,75/5
Policía torturado personal y profesionalmente,joven policía lista y fiel,jefa forense misteriosa,niño graciosillo,viejo místico.....Todo muy típico de la novela policíaca pero salpicado por el exotismo,eso sí,un exotismo muy superficial.Además extremadamente previsible. Se me ha hecho largo.
Titulo: Yeruldelgger, muertos en la estepa [Yeruldelgger #1] Autor: Ian Manook Motivo de lectura: #PopSugarReadingChallenge2025 Lectura / Relectura: Lectura Fisico / Electronico: Electronico Mi edicion: - Puntuacion: 3.5/5
Como primer punto me gustaría destacar que es un libro muy bien escrito, el autor Ian Manook hace un trabajo interesante mostrando el aspecto de la cultura Mongola.
Este es un thriller/policial con un inicio realmente muy prometedor, pero solo queda en eso, en una promesa que al final no se cumple.
Da la impresión que el autor se centra en tener demasiadas ventanas abiertas que no logra conectar correctamente, como si fuera una matrioshka literaria, que al ir desglosando las pequeñas historias dentro de otra pequeña historia nada parece tener sentido, ya que hay cabos sueltos por doquier, desde una niña, nazis, chinos, motociclistas, un oso (?) y la lista continua.
Otra cosa a destacar es el gran manejo de la narración descriptiva, y la ambientación lúgubre, deprimente, y hasta por momentos asfixiante.
De esos libros que deseaba amar, pero el cual resulto que ni para un café da..
storia gialla un po' inverosimile e investigatore superuomo- niente di nuovo; tuttavia, questa formula collaudata viene arricchita da un ingrediente esotico. infatti il romanzo, il cui autore è un giornalista ed editore francese, è ambientato nella mongolia contemporanea e abbonda di rimandi agli usi di questo paese sospeso tra tradizione e modernità e di descrizioni di steppe, cucina locale (raccapricciante) e yurte- tutto incentrato sul personaggio di yeruldelgger, commissario della polizia di ulan bator e dei suoi irresistibili comprimari. libro furbetto che però si legge con gusto, in attesa dell'episodio successivo.
Non comincia bene la giornata di un commissario mongolo se, alle prime luci dell'alba, in una fabbrica alla periferia della città, si ritrova davanti i cadaveri di tre cinesi, per di più con i macabri segni di un inequivocabile rito sessuale. E la situazione può solo complicarsi quando, poche ore dopo, nel bel mezzo della steppa, è costretto ad esaminare una scena perfino più crudele: i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo. Quello che però il duro, rude, cinico ma anche romantico commissario Yeruldelgger non sa è che per lui il peggio deve ancora arrivare. A intralciare la sua strada, e a minacciare la sua stessa vita, politici e potenti locali, magnati stranieri in cerca di investimenti e divertimenti illeciti, poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti, per contrastare i quali dovrà attingere alle più moderne tecniche investigative e, insieme, alla saggezza dei monaci guerrieri discendenti di Gengis Khan. Sullo sfondo di questo romanzo, c'è una Mongolia suggestiva e misteriosa: dalla sconfinata Ulan Bator, alle steppe abitate dagli antichi popoli nomadi, una commistione di antichità e tradizione, con una (inevitabile) irrefrenabile modernità. Un romanzo che mi ha incuriosita per la sua ambientazione, e che mi ha sconvolta per la trama, forte e cruda, che spiega le tradizioni popolari nomadi e la modernità che avanza. Assieme a Yeruldelgger, lavorano Oyun, ragazza coraggiosa, fedele alle verità, e Solongo, medico legale, saggia, tradizionalista e molto sensibile. Un romanzo che mi ha emozionata e segnata fino all'ultima pagina, che ho macinato senza pietà, fino alla fine. Un thriller, molto ben strutturato, pieno di colpi di scena, con una scrittura fluida e capitoli brevi, che rendono la lettura molto veloce, nonostante la mole (sono quasi 600 pagine!). Sicuramente continuerò a leggere tutta la saga e probabilmente gli altri libri di Manook: infatti sono nella lista dei libri da prendere al Salone di Torino! Lo consiglio vivamente, ma non ai cuori deboli, ci scene molto forti!
After years of reading hundreds and hundreds of crime stories, most of them taking place somewhere in the US, I'll freely admit that I'm sometimes looking for more exotic sceneries.
So, does Mongolia sound exotic enough?
You bet it does.
In this book written by a french author (Ian Manook isn't his real name) obviously in love with this far away country, we follow the path of violence and redemption of police officer Yeruldelgger investigating on the brutal murder of 3 chinese and 2 prostitutes as well as the one of a 5 years old girl whose body has just been discovered with her bicycle buried in the middle of the Kenthi desert, i.e. the middle of nowhere.
Manook uses his characters to describe Mongolia's 21st century society, lost between the glorious past of Gengis Khan and a bleak modern present under the shadow of China, losing a little bit more of her culture and traditions every day.
The story is dark and brutal, mixing base instincts, far-right nationalism, corruption and politics. The characters are aptly defined, be they good or bad and dialogues ring true most of the time (the memories of the old lady sounded a wee bit too literary in my ears).
All in all a good ol' crime page-turner, and if Oulan-Bator, Mongolia isn't exotic enough, Bumfuck Idaho is the next place I can think of as a subtitute.
este libro me ha gustado bastante por la cultura mongola y todo lo que refiere a eso, ya que hasta entonces era algo que desconocía. ambientar la trama en este país resulta muy bueno porque le da un tinte novedoso a la novela negra, conocer sobre las yurtas, sobre cómo se vive, las creencias que se tienen, y sin faltar los asesinatos. El caso de una niña de 5 años enterrada con su triciclo rosa sacude a la policía que tiene que encargarse de investigar qué fue lo que sucedió. Nada resulta fácil para Yeruldelgger después del accidente ocurrido con su hija mayor, ahora lidiando con Saraa, la menor y única que le quedó, una chica muy rebelde, no hay buena comunicación entre ambos. Hay escenas perturbadoras y fuertes que si bien le dan acción al libro, son algo pesadas para digerirlas, como una en particular que me mató, el final quizá desinfló toda la acción que ya llevaba, porque no queda en resolución y da pie a que eso seguirá en el siguiente, ni tampoco la forma como acaba mickey, bastante simple para mi parecer. igual es muy recomendable por su ambientación, diferente a la que normalmente conocemos, es bueno darle un pequeño vistazo.
Lo confesso, mi ha rapito e portato in Mongolia, e l'ho finito d'un fiato ma non volevo finirlo (e forse non è finito, tipo Millennium) Yeruldelgger è un investigatore a metà tra il modello Harry Hole (cioè di quelli che non muoiono mai qualsiasi cosa gli succeda; sono sempre un passo avanti; qualcuno gli ha più o meno sterminato la famiglia) e Mikael Blomkvist (ovvero senso dell'onore, della giustizia, della verità a prescindere dai danni collaterali). E anche le sue collaboratrici sono un po' supereroine. E i caratteri sono un filino mongolo-stereotipati (che poi, se conoscessi qualcosa della cultura mongola oltre Gengis Khan di nome, potrei dirlo). E la storia da metà in poi prende una tangente abbastanza ai confini della realtà. E certe situazioni sono a dir poco prevedibili. E il finale, insomma, puro stile eppiending! Ma �. wow, la lettura all'inizio è talmente avvincente che sono andata a cercarmi Ulan Bator su Google Maps per seguire l'azione (anche se di yurte non è che se ne vedano granché), e a leggermi un po' di storia (poveretti, è l'esclamazione più ricorrente). Molto succintamente, Y. è un ispettore di polizia un po' sbroccato (5 anni prima gli hanno rapito e ucciso la figlioletta di 5 anni) che si ritrova con due casi a dir poco strani: una bambina seppellita ancora viva con triciclo, tre cinesi torturati evirati e uccisi (non necessariamente in questo ordine). Superiori corrotti, parenti serpenti, collaboratrici che lo amano a prescindere, monaci shaolin, perfidi coreani, intrallazzoni cinesi, gruppi neonazisti motorizzati, sciamani con poteri taumaturgici, prostitute dal cuore d'oro. M. non ci nega niente, in una zuppa mongola che se solo ci si fermasse a riflettere sarebbe altamente indigesta. Il segreto è non fermarsi mai, sorseggiare un tè al burro (burro?!) e tirare dritto fino alla fine. Ogni tanto si tira il respiro con qualche panorama (meraviglioso) e qualche citazione socio-storico-culturale (interessante). La narrazione non si ferma mai e tutte le giravolte sono legittime e sensate. Lo stile non so, temo che la traduzione uccida qualsiasi forma di stile in questo caso (che qua e là si percepisce nella costruzione delle frasi). Finito questa mattina alle 5 �. e aspetto già il seguito!
Ispettori, commissari, spalatori di nuvole, investigatori privati, anatomi patologi, scrittori, sino ad oggi avevo incrociato i personaggi più disparati leggendo polizieschi e noir però un commissario mongolo con una formazione spirituale ( e manesca) da bonzo non avrei mai immaginato di incrociarlo sulla mia strada di lettore. Yeruldelgger è il protagonista di questa indagine che si svolge in Mongolia, una nazione lontanissima da noi non solo geograficamente ma anche come cultura, storia e tradizioni. Leggere questo poliziesco interessante, a tratti un po' esagerato, mi ha consentito di imparare cosa è una yurta, sono andato a cercare foto di Ulan Bator, la capitale mongola, e mi ha consentito di capire che la Mongolia non è solo deserto del Gobi, ma è anche un paese lussureggiante con parchi naturali, foreste sterminate e paesaggi mozzafiato. Tornando alla trama, ho trovato la narrazione un po' debole in certi aspetti: intuizioni troppo geniali, ceffoni che fanno quasi volare le persone, atteggiamenti guasconi però è un romanzo che suscita interesse e i personaggi sono ben caratterizzati. Penso leggerò anche il secondo romanzo della trilogia anche perché l'autore, Ian Manook, è stato bravo a lasciare alcuni aspetti non risolti per invogliare il lettore a leggere il seguito.
Usually, it takes me two-five days to finish the reading of a book. I am reading this one from one month ago and no way of finishing it. It's very difficult for me to say what's the worst in this book, but probably the characters (ALL of them hateful, you are constantly wishing that somebody kill them all) and the dialogues, which oscillate between shameful and ridiculous ("We are policemen!!": really, Mr. Manook????). The gallery mixes Mongolian nazis (!!!), warrior monks, a forensic who lives in a airport-sized tent in the middle of the town and a Turkish gangster, all of them in a hodgepodge of Chinese spies, corrupt policemen and a biker gang, seasoned with visions, dreams and folklore. Currently, I'm chilling a 100 USD champagne bottle to uncork when I finished this piece of nonsense, and I'm going to ask my family to promise me that, if I had any trace of reading something from this author in the next thirty years, they will shoot me. By far, the worst book I've read this year (and probably, in this decade): Absolutely demented.
Y, como decia en mi infancia Kiko Ledgard: "Hasta aquí puedo leer" Trescieentas y pico paginas de un libro de casi 700 son las suficientes para haber encontrado el peor libro que he leido este año. La escritura es farragosa , la estructura inexistente, las situaciones previsibles y los personajes, irrisorios, parecen sacados de una coleccion de recortables para encolar y pegar.
Lo compré pensando que seria interesante leer una obra ambientada en Mongolia. No se lo crean, esta novela esta ambientada en una serie de policias americanos con ocasionales referencias folclóricas a Mongolia que, por otra parte, parecen sacadas de una guía de viajes de aeropuerto.
Me parece inexplicable que este autor haya conseguido escribir y publicar dos novelas más con el mismo personaje yo, desde luego, no las leeré.
Ambientato in una Mongolia che si è vista snaturare le proprie tradizioni e la natura nomade dei propri abitanti a causa dell'invasione sovietica prima e delle ingerenze cinesi poi, questo romanzo è il primo di una trilogia in cui il nostro commissario Yeruldelgger indaga su due crimini apparentemente separati: quello che sembra un cold case, la morte di una bambina europea trovata sotterrata sotto con il suo triciclo rosa cinque anni prima e il brutale omicidio di tre cinesi e di due prostitute mongole il giorno dopo quello che è il S. Valentino cinese; un crimine di natura sessuale, dunque. Yeruldelgger deve combattere non soltanto contro un gruppo di neonazisti mongoli (che neanche sanno chi è Hitler e quali crimini ha perpetrato contro l'umanità), ma contro un numero incredibile di poliziotti corrotti e contro la sua stessa figlia poco più che adolescente, Saraa, che non riesce a perdonargli la morte della sorellina più piccola, Kushi, avvenuta cinque anni prima, e la malattia della madre, impazzita di dolore. Il tutto è legato allo sfruttamento delle terre rare che, a quanto pare, in Mongolia sono più abbondanti rispetto ad altre parti del pianeta. Questo romanzo mi ha ricordato in un certo senso la serie svedese Millennium, e sono già ansiosa di tornare in Mongolia e vedere i nuovi sviluppi nei prossimi due romanzi della trilogia. PS: E sarei curiosa di assaggiare il tè al burro salato (chissà quanto è grasso, però).
un polar en plein coeur de la Mongolie. La Mongolie avec ses rites, ses traditions confrontés au monde moderne, aux chinois et coréens. Au milieu de tout ça un flic avec des méthodes de cow-boy. ça sent la steppe, les chevaux, les rivières folles, les raviolis mongols. Je me suis replongée dans cette Mongolie que j'avais eu la joie de visiter il y a maintenant 20 ans. Un bon polar qui sort des sentiers battus.
Ein Krimi im Herzen der Mongolei. Die Mongolei mit ihren Riten und Traditionen, die mit der modernen Welt, den Chinesen und Koreanern konfrontiert werden. Mittendrin ein Polizist mit Cowboy-Methoden. Es riecht nach Steppe, Pferden, wilden Flüssen und mongolischen Ravioli. Ich bin wieder in die Mongolei eingetaucht, die ich vor nunmehr 20 Jahren mit Freude besucht hatte. Ein guter Krimi, der von den üblichen Pfaden abweicht.
Due casi, apparentemente slegati tra loro, vedono impegnati i commissari del distretto di Ulan Bator (Mongolia). Vedremo Yeruldelgeer alle prese con l'assassinio di una bambina seppellita viva nella Provincia del Hėntij, mentre la sua collega, Oyun, dovrà seguire le tracce di un gruppo di neonazisti che sembra stiano dietro ad una serie di morti rituali di tre cinesi all'interno di una fabbrica. Assieme a loro, il medico legale Solongo che li aiuta nelle indagini.
I personaggi principali sono 3, Yeruldelgger, Oyun e Solongo, sui cui ruota attorno tutta la vicenda. Mi sono piaciute molto le due donne. Oyun molto brava nel suo lavoro, intelligente, perspicace e Solongo, divisa tra la dedizione verso la scienza e l'amore verso la tradizione e le loro usanze. yeruldelgger mi è piaciuto di meno. Personaggio alquanto stereotipato: il classico uomo dannato, con un passato triste, dedito al lavoro e che non lascia spazio ai propri sentimenti. Un classico cliché del detective pulp anni 50. Ma che in questo racconto ho visto alquanto stonare.
Prima volta che leggo qualcosa di questo autore e devo dire che non mi ha molto soddisfatto. Non mi è piaciuta la storia - ATTENZIONE SPOILER DEL FINALE . Mi sono piaciuti invece i (pochi) rimandi alla tradizione mongola, alle credenze e loro usanze che sono ancora oggi molto radicate sia nella popolazione nomade della steppa, che agli abitanti delle grandi città.
Un poco de buzz alrededor de este hombre y sus historias de mongoles y detectives y aquí que me tienen comprando (y leyendo hasta el final, cumplidor que es uno) este pestiño infumable.
La historia la han leído mil veces, sobretodo en las novelas norteamericanas que Manook pasa por la thermomix y añade un exotismo mongol de pacotilla, para que todo parezca diferente sin tener que esforzarse demasiado.
Así que de Mongolia lo justo, trama más vista que mi abuela y nos quedan los diálogos. Mi hija de 20 meses es más creíble escribiendo diálogos que este tipo que me ha hecho perder el tiempo una semana con este toston que no se merecen ni los adolescentes.
Y no saben la rabia que me dan todos esos diálogos terminados en signo de admiración. Qué pasa, que en Mongolia se gritan todo el tiempo?
Pasar de largo, no contribuyamos a enriquecer a este seudo escritor.
What can I honestly say about this book without being mean? It sets a record for the number of clichés that one can stuff in one book of this genre. It has the lone detective suffering from a personal tragedy, who comes equipped with a rebel daughter, a bevy of women madly in love with his heroic persona, a corrupt boss, political machinations against him, and then it gets worse. It has mysterious mystical monks, dastardly Chinese and Korean businessmen, a Neo-nazi motorcycle gang and on and on. The plot, you may ask, what about the plot? Well, it’s really inconsequential and at that point you won’t care about it either.
non capisco fino a che punto l'autore sia un luminare in fatto di mongolia ieri oggi e domani o ci rifili paccottiglia da lonely planet, comunque l'effetto page-turner c'è stato.