Non esiste un'età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c'è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent'anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c'erano tutti. I pastori dell'Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c'erano piú. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c'è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre cosí radicato nella terra e questa figlia piú cocciuta di lui, Lucia capisce che c'è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un'occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.
Donatella was born and grew up in Arsita, a small village in the province of Teramo, and now lives in Penne where she practises as a paediatric dentist. From the age of nine she has been writing stories, fables, poems, and now novels. My Mother Is a River is her first novel. It was first published in Italy in 2011, where it won the Tropea and the John Fante literary prizes , and was translated into German in 2013. Her second book, Bella Mia, was published in 2014 and won the Brancati Prize.
Dall’esplosione di Elena Ferrante in poi, tutte le scrittrici, ma anche gli scrittori italiani, hanno deciso in massa di interessarsi a storie dolenti alle periferie dell’impero, dove i protagonisti travolti da traumi e disgrazie grandi o piccoli si guardano passare la vita davanti, nell’inedia e nell� incapacità di trovare una sola reazione, di fronte al mistero terribile della vita. La pur brava Donatella di Pietrantonio non fa eccezione, confezionando un libro che scorre veloce senza potersi definire riuscito. Dopo questo - l’ultimo di una serie di libri di autori italiani - confesso di aver bisogno di prendere una pausa da questa tendenza letteraria che trovo noiosa e un filo proto- borghese. Almeno fin quando non nascerà una nuova generazione di scrittori che hanno il desiderio di raccontare la contemporaneità e non una puntata di indagini di Stefano Nazzi.
Lucia, madre di Amanda, studente a Milano, è sopravvissuta per caso una notte, quando aveva la stessa età della figlia, sotto il torrione roccioso chiamato Il Dente del Lupo, sul terreno di famiglia ora ambito da rappresentanti del settore edilizio. Lì, tra i resti di un antico campeggio, si celano i ricordi di un tragico evento avvenuto 30 anni prima.
Amanda, ritornando a casa da Milano, sembra portare con sé un'ombra di sconforto. Lucia vorrebbe proteggerla a ogni costo, anche risultando molto invadente: è l’unico modo che conosce per relazionarsi con lei.
Stretta fra il legame con il padre, proprietario della terra di famiglia, che vuole ad ogni costo passarle questa eredità pesante, e la figlia silenziosa e testarda, Lucia scopre che, forse, la nostra unica eredità sono le ferite del passato, riproposte ciclicamente durante, appunto, l’età fragile: quella della nostra entrata nel mondo.
Ma esiste un'età senza paura? L'ETÀ FRAGILE di Donatella di Pietrantonio ci invita a riflettere su questo interrogativo. Nel romanzo, si esplora la fragilità che ci accompagna costantemente, sia in quanto figli che come genitori.
� Prosa scarna e telegrafica, tipo riassunto del riassunto del riassunto di un articolo di cronaca.
� La storia è già stata detta mille volte (madre alle prese con figlia che cerca la sua strada, madre che a sua volta è figlia di padre autoritario) e Di Pietrantonio non aggiunge nulla: non commozione quando parla di rapporti personali, non aspettativa o ansia o ritmo nelle parti crime, non profondità o analisi di personaggi e tematiche, lasciando tutto in superficie.
Prendo in prestito il titolo del romanzo di Chiara Valerio (tra l’altro, l'ultimo degli incontri alla Casa delle Letterature fra gli autori della dozzina di candidata al Premio Strega è stato proprio quello fra queste due autrici) per riferirmi alle parole difficili pronunciate ai tanti “non detto� di questa storia: le parole in sospeso tra Lucia e Amanda, madre e figlia, quelle taciute tra Lucia e l’amica Doralice vent’anni prima, quelle sospese fra Lucia e suo padre, ma anche tra Amanda e il suo di padre e quelle di lui con Lucia, sua moglie, ex moglie ormai, in attesa solo di una parola che lo sancisca e lo riveli a entrambi. Poi c’� il silenzio che avvolge il paese e la montagna che fece da teatro al “fatto�: il terribile fatto, quello che nella realtà dei nostri anni Novanta si riferisce al delitto del Morrone, al brutale omicidio di due ragazze (una terza, sorella di una delle due vittime riuscì a salvarsi fingendosi morta) sulle montagne della Maiella, quello di cui nessuno parla più e vuole parlare, quello custodito dai monti. Nemmeno io ne parlo volentieri, ricordo che quello che accadde quel 20 agosto del 1997 mi lasciò ferita, sconvolta, io che andavo, ero andata senza paure per monti con gli scout, traumatizzata.
Ancora una storia abruzzese per Di Pietrantonio, che se pure non è impetuosa e coinvolgente come quella de L’Arminuta, finisce, nonostante la brutalità dell’antefatto che fa da sfondo, per essere più dolce, meno aspra: ogni età ha le sue fragilità, ogni fragilità sembra essere la sola, camminare in parallelo alle altre; ma a volte si incontrano, altre si scontrano, altre ancora riescono a essere l’una il vincastro dell’altra e a segnare insieme la strada da percorrere, a trovare le parole per affiancare le une alle altre.
L'età fragile vince il Premio Strega Giovani 2024.
“Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire.�
Lucia, voce narrante, racconta il disagio causato dal ritorno improvviso della figlia Amanda, studentessa dall’intelligenza brillante e dal futuro promettente che, in tempi di covid, decide di lasciare Milano per tornare al paesello da cui era fuggita. Silenziosa, apatica, Amanda si rinchiude nella sua camera senza dare spiegazioni, lasciando la madre a struggersi nell’incertezza e nella malcelata preoccupazione.
Vent’anni. La giovinezza, questa età piena di energia e di risorse, è anche il momento di massima esposizione al rischio di ferite profonde che lasceranno cicatrici indelebili. La giovinezza è forza e fragilità insieme. Siamo tutti dei sopravvissuti ai rischi affrontati nella nostra giovinezza. La prima esperienza della crudezza del mondo. I primi sfregi alla fiducia nell’intrinseca bontà di chi incontriamo e ci incontra.
Il racconto relativo al tempo presente si alterna a quello del passato, quando Lucia stessa aveva vent’anni e un fatto terribile segnò per sempre la sua vita. Un’aggressione, un delitto efferato, due vite spezzate. Al Dente di Lupo, un terreno di famiglia nelle montagne abruzzesi (un territorio adesso preda di possibili speculazioni, una minaccia concreta alla vita rustica dei pastori). La narratrice ripercorre la storia di Doralice, la sua amica del cuore, sopravvissuta e sfregiata per sempre. Nell’anima. E niente sarà mai più come prima. Per nessuno.
Ma ora, anche grazie al ritorno di sua figlia, Lucia deve affrontare i suoi fantasmi.
Questo l’argomento centrale. Un tema così forte è correlato ad altri temi non meno consistenti: i rapporti conflittuali fra tre generazioni; la vita e i problemi di un ambiente affascinante e ostile, dove i padri sono portatori di valori ormai instabili (un ambiente a cui Amanda ritorna, dopo avere inutilmente progettato la fuga); la violenza di genere, come oggi ci siamo abituati a chiamarla; le relazioni familiari e amicali, la loro complessità e i loro limiti.
Storie così intense vengono raccontate attraverso una scrittura scabra, essenziale, forse perfino troppo asciutta e cadenzata, dove la voce di Lucia ha un timbro monotono e intriso di malinconia, ma capace di muovere qualche blanda emozione e sollevare alcune domande.
Finire l’anno 2023, con una delusione? FATTO!� Ecco cosa succede quando, una volta che si leggono gli altri romanzi di una scrittrice e si amano tanto� arriva la delusione perché il libro non è all’altezza degli altri. Ho amato sia #larminuta che #borgosud e adesso� #letafragile è un no. Un libro con una prosa delicata, come sempre, ma con una trama piatta e senza colpi di scena, inoltre su diversi piani temporali che personalmente adoro ma non in questo caso, perché li ho trovati confusionari e poco lineari. Un libro con una storia che non mi ha colpito di per sé, Abbruzzo, montagna, segreti, vite spezzate� anche se il messaggio fine l’ho apprezzato e alcune citazioni che vi ho riportato mi son piaciute. Perché è un libro che affronta tematiche importanti che cambiano la vita di chi le vive. Il titolo e il messaggio che trasmette, ripeto è valido, ma leggendo il libro non è scattata la scintilla, così com’� successo con le altre sue letture. Si mette in evidenza che tutti siamo fragili, sia nella fase adolescenziale che nella fase adulta, da giovani, da genitori o da figli� la fragilità esiste e bisogna accettarla. Ognuno di noi, quando nasce e quindi si immerge nel mondo circostante, diventa esposto ai pericoli e letteralmente “nudo�. Si tratta della metafora della vita.
Era partito molto bene, poi ora della fine ho cominciato ad avere dei dubbi. Ok, è chiaro che “l’età fragile� corrisponde a tutte le età, siamo sempre fragili, abbiamo sempre paura di sbagliare, e spesso è proprio quello che facciamo; ci sentiamo fuori posto; pensiamo al passato e ci chiediamo cosa potevamo fare di diverso, come poteva andare. E a me tutto questo piace. Ma cosa mi resta del rapporto tra la madre e la figlia? Viene messo tutto in secondo piano per via del fatto principale successo in passato. È come se ci fossero due storie diverse � due libri diversi, che si congiungono semplicemente perché la narratrice è presente in entrambe. Finisce lì. A me piace lo stile di Donatella Di Pietrantonio. Già solo per come scrive riesce sempre a comunicarmi qualcosa. E infatti non è che il libro in sé non mi sia piaciuto, però mi è sembrato slegato e poco approfondito. Pensavo meglio.
Purtroppo sono rimasta sulla superficie di questa narrazione, non so se per mia incapacità di trovarci qualcosa di più profondo o per effettiva mancanza. Due piani temporali si alternano senza però in realtà mai comunicare più di tanto, risultando quasi slegati. Il collante tra presente e futuro è Lucia, una donna alle prese con la gestione (materiale e non) di un passato rimasto in sospeso e di una figlia persa in un’altra dimensione di cui sappiamo ben poco. I personaggi purtroppo risultano appena abbozzati, c’� molta poca introspezione. Il tutto stride proprio perché il romanzo sembra doversi basare proprio sull’approfondimento della fragilità di madre e figlia, ma tutto sembra sempre appena detto. Generalmente apprezzo molto i capitoli brevi, che mi permettono di procedere nella lettura in maniera più ritmata, ma questa volta ad ogni fine capitolo mi sembrava di aver letto giusto un’anticipazione di qualcosa che poi non arrivava mai.
“Non esiste una morte naturale: di ciò che avviene all’uomo, nulla è mai naturale, poiché la sua presenza mette in questione il mondo.� SIMONE DE BEAUVOIR, Una morte dolcissima.
Ritorna in libreria Donatella Di Pietrantonio con questo romanzo al femminile ambientato in Abruzzo. Le protagoniste della storia sono Lucia e Amanda, madre e figlia. Il romanzo è ambientato durante il primo lockdown, con salti temporali ai vent'anni di Lucia. In quello che è stato a livello planetario il periodo in cui le fragilità di tutti sono esplose, perché per la prima volta ci siamo dovuti scontrare con una pandemia, ecco che i dolori di queste due donne assumono un significato particolare.
Una donna adulta che ha perso sé stessa. Una giovane donna che fatica a relazionarsi con gli altri.
“Di quella sposa ho esaurito il coraggio, i sogni. Non ho piú la sua età, non ne ho la forza. Certe mattine rinuncerei ad alzarmi, anch’io come Amanda. Vorrei affondare in un sonno libero e irresponsabile, per un giorno, una settimana o di piú. Servire soltanto a me stessa, dimenticarli tutti. Mio padre mi chiede di accompagnarlo nel suo ultimo tratto, insiste che prenda quel terreno. A mia figlia devo restituire il mondo. Mi tirano ognuno dalla propria parte, al proprio bisogno. Mi spezzano.�
Un romanzo che non ruota solo attorno al difficile rapporto che c'è tra una madre e una figlia, ma che affronta anche il tema dei femminicidi.
“Non so come ma a sentirla il pensiero mi è tornato su quella notte a Milano. Lei ferita, da sola per strada. Con molto ritardo le ho anche chiesto scusa. Mi dispiace non averla raggiunta il giorno dopo, ancora non me lo spiego. È rimasta zitta qualche attimo. Non sarebbe cambiato niente, ha risposto poi, ma sono io che non mi assolvo. In certi momenti bisogna esserci nella vita dei figli, anche se sembra inutile.�
Regalatomi lo scorso Natale e non ancora letto, ho pensato fosse arrivato il momento di iniziarlo dopo la vincita del Premio Strega, spinta dalla curiosità. In “L’età fragile� Donatella di Pietrantonio si ispira ad un fatto di cronaca nera realmente accaduto sulla Maiella negli Anni �90. E, come tutte le piccole realtà che vengono colpite da queste tragedie, ne rimase profondamente segnata. Di Pietrantonio mescola la cruda realtà che deve affrontare un piccolo paesino sugli Appennini abruzzesi, dopo il brutale omicidio di due ragazze, al rapporto tra Lucia, la voce narrante della storia, con sua figlia Amanda. O con suo padre, la sua amica d’infanzia Doralice, il suo quasi ex marito Dario. Tutte situazioni diverse in cui emerge la fragilità di Lucia, la fragilità di Amanda o quella del padre. L’età fragile non si riconduce ad un numero specifico, poiché tutti lo siamo, dal momento in cui esaliamo il primo respiro e per tutta la nostra esistenza. Di sicuro, è una storia commovente e struggente, non facile da mandar giù, ma anche per me non è scattata quella scintilla e non mi sento di annoverare questo romanzo tra le mie migliori letture della prima metà del 2024.
I didn't see the more lasting damage, the trust in the world that had been ripped away from her, along with the purse
This is an intense narrative with none of the playful humour of but written with a similar economy of style and emotional authenticity.
While the plot seems sparse: a daughter who returns to live with her mother in the mountains during covid; the mother, Lucia's, memories of a traumatic crime that took place when she was Amanda's age - for me, this is a book about the precarity of safety, especially for women, and the struggle to find a way to live within such contingency. With so much interest in Lucia's interiority and the past crime, I appreciated the depiction of Lucia's father whose trust in his own landscape and ability to keep 'his' women safe is called into question: 'for my father it was the safest place in the world. Safer than the crowded bus that carried me to the sea, or the beach with the near-naked people. For him, the dangers were down there. Instead his woods had betrayed him... In those hours he had lost all his certainties; he stared at me as if I could explain to him such a death.'
Alongside the crime and its effects on a small community, this book layers up the disjunctions caused by the covid years as well as the emotional flux that can turn a marriage into a relationship that withers and which needs to be discarded. So many forms of stability are shown to be vulnerable, unsteady, fragile and 'brittle' as the title has it - and this book encompasses them in a way that is deceptively simple and straightforward.
For all the accessibility and lovely clarity of Lucia's voice, this is a richer, deeper, and more moving exposition than we might think at first sight.
Many thanks to Europa Editions for an ARC via NetGalley
Non sono affatto soddisfatta di questa lettura, l’ho trovata superficiale e slegata. La storia si dipana in due filoni narrativi distinti tra loro, accumunati solo dal fatto che la narratrice è presente in entrambi, come se il primo evento in ordine temporale non abbia avuto nessun impatto sul secondo, nonostante la gravità, o se l’ha avuto, io non ho capito in che misura. Il vero peccato è che entrambi i macro-temi potevano essere potenzialmente una bomba, se fossero stati un minimo approfonditi, soprattutto in termini dei potenziali risvolti (infiniti) che potevano avere sulla protagonista. Il finale non è un vero e proprio finale, o comunque non rappresenta una chiusura in senso stretto. Spero solo che Di Pietrantonio ci risparmi l’orrido sequel che invece ha riservato a “L’Arminuta�, che invece ho adorato. Salvo solo alcune frasi, alcuni passaggi e alcune immagini, soprattutto riguardanti il rapporto madre-figlia che mi hanno a tratti commosso. Del resto siamo di fronte a un’eccellente narratrice che forse stavolta non ha trovato la storia giusta da raccontare, o meglio, l’aveva trovata. Ma l’ha raccontata male.
Donatella di P. non delude mai con la sua penna ruvida e asciutta. Ogni storia che racconta si fa sempre più intima, si intrecciano fragilità e persone reali, fatti e luoghi, eventi e descrizioni precise in un’istantanea disarmante. Ho letto in una sua recente intervista che la sua è una scrittura di sottrazione. Ha ragione, con poco e con brevi capitoli riesce a dire molto, ad eliminare il superfluo, a rendere tutto molto chiaro senza fraintendimenti. Ti viene proprio la voglia di leggere cose vere come le scrive lei.
È da tanto, troppo ormai, che leggo romanzi italiani che sono sempre uguali. Lontani dalla grande città, la vita di montagna, il combattere contro la natura, la vita paesana fatta più di silenzi, di taciuti sentimenti, con protagonisti che si fanno passare la vita tra le dita, senza reagire quasi, soltanto elaborando pensieri e ferite. Nulla mi ha stupito in questo romanzo, dove la voce di Lucia mi è sembrata piatta, dove la figlia Amanda viene sorvolata così, senza dare spiegazioni, letture di profondità. Tutti parlano a mozzichi e bocconi. La sua unica qualità è che si tratta di una prosa leggera e dolce in alcuni casi. Più interessanti i piani temporali del passato, rispetto al presente, che non fa altro che confondere. Come al solito, mi aspetto molto di più dai libri che vincono lo Strega ma, tranne in parte lo Strega 2023, è da anni che mi deludono.
“La vita segreta dei figli. Sappiamo che esiste, ma non siamo mai pronti a toccarla.�
Donatella di Pietrantonio ci regala uno spaccato dell'Abruzzo di oggi, quello più rurale e bucolico, dove il tempo sembra essersi fermato molti decenni fa. Se ci nasci, in questa realtà sospesa nel tempo, hai due destini davanti a te: o ci vivi tutta la vita, o te ne scappi alla prima occasione.
Lucia, fisioterapista di mezza età, si è ormai rassegnata alla sua vita lì, una vita fatta di routine, prove del coro e una figlia lontana, su al Nord - la cui lontananza ha sempre di più il sapore dell'abbandono.
A spezzare la monotonia di Lucia ci sono le visite al padre, ormai anziano e da sempre un tutt'uno con quelle terre sì aspre e talvolta ostili, ma anche bellissime e incontaminate.
E poi c'è lei, Amanda, figlia burbera e infelice, che un giorno, di punto in bianco, molla gli studi a Milano e se ne torna in Abruzzo, sebbene niente, lì, le appartenga davvero.
In “L'età fragile�, le vite di Amanda e Lucia, unite al racconto di un vecchio caso di cronaca nera locale, ci mostrano uno spaccato di realtà italiana talvolta dimenticato: quello dei piccoli paesini dell'entroterra, sospesi nella spazio e nel tempo.
Qui, puoi sentirti accolto o straniero per tutta la vita, senza vie di mezzo.
Questo, Donatella di Pietrantonio lo racconta molto bene, con la sua prosa scarna e graffiante. Il resto, invece, non convince allo stesso modo.
“L’età fragile”� pensavo fosse la mia (anni 74), ovvero quella adolescenziale. No, siamo fragili sempre - dice la Di Pietrantonio in questo romanzo� davvero molto bello.
Un po� Le Otto Montagne e un po� tutti gli altri libri di Di Pietrantonio. Trama molto debole, piena di situazioni ed elementi buttati lì nel vano tentativo di darle spessore (Alla fine dei giochi non ho neanche capito quale fosse il soggetto principale del libro). I personaggi sono appena abbozzati oltre che scandalosamente stereotipati. Qua e là qualche punta di classismo e un infelicissimo elemento razzista che fino alla fine ho sperato si risolvesse diversamente. (Ricordo che anche in Borgo Sud c’era stato un passaggio inutilmente e vagamente omofobo)
Ispirato a un fatto di cronaca nera, questo brevissimo romanzo che ha vinto il Premio Strega racconta la scomparsa di tre giovani in un campeggio in mezzo ai boschi dell'Abruzzo. L'autrice utilizza questa storia come pretesto per ragionare sulla fragilità dei giovani che si affacciano nel mondo e su quanto possa essere devastante l'impatto di una realtà non filtrata quando il nostro io si sta ancora formando. Pieno di spunti e ben scritto, con una prosa ridotta come sempre all'osso, ma anche davvero cupo e angosciante, non è l'opera di questa scrittrice che ho preferito.
2,5 Boh carino e indubbiamente godibile, ma è il tipico libro che dimenticherò completamente fra un mese. Poi non so, ho come la sensazione di trovare nei libri del panorama contemporaneo italiano (soprattutto femminile) gli stessi personaggi, che parlano e pensano allo stesso modo e che alla fine portano sempre a trame e finali da serie rai. Io li percepisco cosí�
Sono partita un po� prevenuta perché Borgo Sud mi aveva deluso, e invece mi ha piacevolmente sorpresa, con l� incisività del racconto e la contestualizzazione della storia. Io ricordo quel fatto, e la ricostruzione di quell’ambiente, lo sgomento, la fragilità appunto è resa molto bene.
Dopo che la figlia torna da Milano a causa della pandemia, Lucia si accorge che Amanda non è più quella di prima. Era fuggita dal quel paesino vicino Pescara per raggiungere la capitale dei sogni di tutti i ragazzi, che vanno a prendersi la vita adulta e dove grazie agli studi permette loro di formare il proprio futuro.
Gli occhi come gli interessi sono spenti, trascorre tutto il tempo chiusa in camera, senza studiare, senza quasi cibarsi, senza parlarle e senza fare nulla. È una ragazza completamente svuotata.
Che fine ha fatto Amanda, quella solare e piena di vita? Che cicatrici si sta portando dietro? Cosa è successo a Milano?
Lucia cercherà di accudire la figlia come era abituata da piccola. Ma ora è tutto più difficile, non è sufficiente preparare un buon pasto per avere un posto nel suo cuore. Si sente affranta, inadeguata e sconfitta, e non adatta a quel ruolo che le compete: essere madre.
Il tempo a disposizione permetterà a Lucia di rivangare in un passato che vorrebbe dimenticare. I ricordi della sua età fragile, come quelli di sua figlia, la costringeranno a metterla di fronte ad un destino quasi inevitabile, rivelarle i suoi segreti, quelli che in così tanti anni era riuscita a nasconderle per proteggerla.
La scrittura è così limpida che abbaglia e ferisce.
Ho sentito vibrare la maternità che è dentro di me. Mi sono sentita madre di una figlia, sebbene io sia madre di due figli maschi. Ho potuto sentire quella vibrazione speciale che c'è in una creatura che ti assomiglia e che un giorno prenderà il tuo posto.
Un segreto che riemerge dal passato, la fragilità di una figlia e la vulnerabilità del ruolo di una madre compromesso dalla lontananza, i legami con la famiglia, con le proprie origini e la propria terra, la violenza delle donne, i segreti di famiglia, le cicatrici e le fragilità umane... Tutto questo è 𝘓'𝘦𝘵à 𝘧𝘳𝘢𝘨𝘪𝘭𝘦 di Donatella di Pietrantonio . Un libro che costringerà il lettore a riflettere su molte tematiche, a guardare dove gli occhi cercano di fuggire. . Uno #shortbutshockbooks assolutamente perfetto da proporre al mio gruppo di lettura, considerando che l'autrice ha attinto da un fatto realmente accaduto nella sua terra. . ✒️“𝐸𝑟𝑎𝑣𝑎𝑚� 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖, 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑖𝑛𝑣𝑖𝑛𝑐𝑖𝑏𝑖𝑙𝑖. 𝐸𝑟𝑎𝑣𝑎𝑚𝑜 𝑓𝑟𝑎𝑔𝑖𝑙𝑖. 𝑆𝑐𝑜𝑝𝑟𝑖𝑣𝑜 𝑑𝑎 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑙𝑡𝑟� 𝑐ℎ� 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑣𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑎𝑑𝑒𝑟𝑒, 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒𝑟𝑐𝑖, 𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑖𝑛𝑜 𝑚𝑜𝑟𝑖𝑟𝑒�.
Una storia con tante storie dentro, nessuna delle quali indimenticabili, ma tutte a loro modo significative. Uno di quei libri che sono contenta di avere letto, ma che non mi sarebbe mancato se non lo avessi fatto.
Brittle- definition - "delicate and easily broken- fragile"
The Brittle Age by Donatella Di Piertrantonio is a novel about relationships , trauma and the balance to move forward. This is the story of Lucia and her daughter Amanda- scarred by personal tragedies and navigating ways forward. Both have grown up a small village community in Abruzzo. Both have been affected by events at around the age of 20 leaving them “brittle�
The hilltop forest village was the scene of a violent crime- three young women were shot whilst hiking close to a campsite- two died. The survivor was Lucia's best friend- Doralice; just through slight chance did Lucia not join the girls on the fateful day- the guilt hangs over her.
Some years later, Lucia's daughter Amanda returns home during the pandemic- she becomes withdrawn and isolated from everybody- she has been the victim of a violent assault.
The story moves between the mother and daughter relationship whilst exploring the impact of violence and the need to leave the familiar ,try to move forward and escape the past.
The story of the murders and the impact on the people and families in the village is the key focus of the novel- Di Pietrantonio navigates the horror of the event with sensitivity and without gratuitous detail- the tragedy is clear. The consequences of all those connected to the campsite and the subsequent history of the land leads much of the book. How can an area 'shake off" violence and when Lucia becomes the beneficiary of the land- she is torn about what is the best action.
This is not a lengthy novel but the depth of emotion runs deep. The relationship between mother and daughter is powerful; Lucia reflects upon her childhood - relationships and what could she have done differently ; still living in the small town and finding solace in a choir, this is an exploration of fractured relationships and how we heal.
A Girl Returned and A Sister's story were excellent reads. The Brittle Age cements Di Pietrantonio's reputation as one of Italy's best contemporary novelist.
Ann Goldstein's translation is superb.
Quotes: "The secret life of children. We know it exists but we're never ready to touch it. In the cloud space of our heads they remain sexless angels forever. Undifferentiated, never completely born."
"Fragments of conversation from then other tables, a cheerfulness of spoons being put down.."
"Nature is beautiful for the wealthy, not for those who have to work like slaves,"
Mi avvicino per la prima volta all'autrice leggendo questo libro, scoperto tra le ultime novità nella narrativa contemporanea Einaudi.
TRAMA: "L'età fragile" si sviluppa su due piani temporali, nella cornice di una piccola località dell'appennino abruzzese. La protagonista, nonché voce narrante, è Lucia: fisioterapista, ha un ambulatorio in paese, è nata e cresciuta in campagna. Apre le porte di casa alla figlia ventenne, Amanda, di ritorno da un'esperienza universitaria milanese interrotta precocemente. Una camminata in montagna in compagnia della figlia, ai piedi del "Dente del Lupo", è occasione per Lucia per tornare indietro nel tempo e ripercorrere una vicenda che ha segnato indelebilmente il suo passato: l'omicidio di due ragazze, perpetrato da un aiuto-pastore. Un evento tragico, che non l'ha vista coinvolta da giovane solo grazie a una contingenza del caso. Una natura che diventa teatro di un crimine in una notte, tradisce così l'occhio di chi la vive.
ANALISI, TEMI, PERSONAGGI: Attorno a questa storia, filo conduttore, si configura una realtà contadina, fatta di precise dinamiche familiari, codici culturali, tradizioni, di pastori, greggi e sentieri boschivi. Lucia adolescente è insofferente, vive nella terra e la conosce, ma non si sporca le mani, è in attesa di un riscatto. Il luogo di nascita per gli altri è una fonte di protezione, un locus amoenus, e al contempo falsa impressione e stato di necessità: "Erano rimasti nell'unico luogo possibile, dov'erano nati. Non avevano visto altro, né l'immaginavano." La migliore amica d'infanzia di Lucia, Doralice, nella notte della tragedia si trova insieme alle due vittime, ma riesce a salvarsi, fingendosi morta nel luogo del delitto. Alla sua scomparsa fa immediatamente seguito una ricerca, che è mobilitazione collettiva, espressione di un sentimento di responsabilità: è ciò che lega la comunità locale, in uno scenario di serenità bucolica che viene interrotta. E' proprio questa interruzione ad aprire uno squarcio, e a mettere - forse - in discussione l'intero impianto (anche di valori) del mondo che viene descritto. E dall'esterno il Dente del Lupo viene dimenticato, rifiutato.
Ci si chiede cosa significhi essere madre ed essere moglie nelle due storie parallele. Il confronto generazionale si fa sentire: la giovane Lucia deve fare i conti con una madre calata nel sacrificio, che al rientro da una gita vuole affrettarsi a grattare via lo smalto dalle unghie, simbolo di vanità. La stessa donna che, senza fare troppe domande, prende parte alla sacralità indiscussa del nucleo familiare. Eppure questa dicotomia generazionale subisce una riformulazione nella storia più recente, quando Lucia, che ha fatto esperienza dell'emancipazione, guarda la figlia creandosi delle aspettative, le quali vengono puntualmente disattese, facendo sprofondare la protagonista nel dubbio e nelle insicurezze. Starà accompagnando la figlia nel modo giusto, nel suo percorso educativo? Il percorso educativo è ancora in corso, o è tempo di lasciare spazio? Quali sono le mancanze e le colpe di Lucia? In maniera quasi asfissiante il lettore viene reso partecipe di questi interrogativi, in una richiesta di aiuto. Perché se la comunicazione tra madre e figlia è assente, le domande, le considerazioni, non possono fluire, ma girano e rigirano, e riempiono la mente di Lucia, che è stata la prima a evadere da un modello di vita convenzionalmente imposto. L'abulia e la staticità della figlia Amanda, tornata da Milano dopo l'episodio traumatico di uno scippo, sembrano essere a tratti rotte da una forza vitale, che vuole tessere dei legami con il territorio e preservarlo dalla speculazione di un costruttore edile, intenzionato ad acquistare il Dente del Lupo. Amanda sperimenta un sentimento di appartenenza, vuole difendere ciò che è stato e ciò che è. E' nel riconoscimento di questo impegno che Lucia vede nella figlia una parte di se stessa, e ottiene una fugace conferma di una connessione con lei che da tempo stava ricercando.
Figura centrale è poi il padre di Lucia, un pastore, padre di famiglia autoritario. Punto di riferimento per lei anche in vita adulta, dalla profondità della sua pelle dura e dal suo pragmatismo emerge a un certo punto un cenno di esitazione, incertezza, che si manifesta nella necessità di delegare una scelta difficile alla figlia Lucia: il futuro del Dente del Lupo. E' evidente la fiducia riposta in Lucia e dopo nella nipote, nonostante lo scarto di mentalità richieda degli sforzi nell'avvicinamento, in virtù del bene.
Lucia sperimenta il distacco nel corso della sua vita, si allontana dalla campagna ma il suo passo non può essere troppo lungo, trattenuta, come dice di essere, dall'obbligo morale dell'assistenza al padre anziano. C'è chi va via e sembra trovare il proprio posto, come Doralice; a chi resta rimane un groviglio, e fino a che punto tenerlo in mano è una scelta. Il luogo di nascita diventa a momenti costrizione, catena, ma ecco che è anche attraverso gli occhi della figlia Amanda che quella stessa terra torna ad avere nuova dignità, si riabilita fino in fondo. Quella dignità riacquisita è adesso frutto delle consapevolezza delle azioni che l'essere umano può compiere nel bene e nel male. E' reale: il significato della vita, fatta di perdite, di abbandoni, comunque alimentata dal cambiamento.
STILE E ASPETTI NARRATIVI: Lo stile è già stato definito da altri "asciutto, scabro". L'elemento cronachistico ha il sopravvento, con periodi fin troppo brevi, martellanti, da telegramma. L'alternanza tra i due quadri temporali mi è parsa ben bilanciata e riuscita nel complesso. Forse avrei apprezzato una caratterizzazione più profonda del personaggio di Amanda, un po' appiattita, tra mancanza di volontà e repentina presa di posizione. Avrei voluto leggerne le vicende nel dettaglio, se non il pensiero. Invece credo che il quadro temporale più recente sia stato un po' trascurato, a dispetto di quello passato; mi è mancato un appiglio solido, come se la vicenda successiva avesse ragione di esistere solo in virtù delle premesse del passato, già esplorate. Una storia centrale lineare (il delitto), costellata da elementi meno convincenti.
Sensazioni a bruciapelo: il contenuto è una testimonianza forte. Durante la lettura, però, è questo per me che è rimasto: una testimonianza in un insieme di capitoli, non tali da formare un romanzo, per sviluppo, forza narrativa, profondità e complessità dei personaggi, immagini e atmosfere evocate. Non ho riscontrato uno sforzo creativo, un'espansione rispetto al fatto. Chi sono davvero Lucia e Amanda? Non mi sento di poter dare una risposta.
“L’età fragile� sfrutta una storia familiare per insegnare al lettore che in quanto umani siamo sempre fragili, sia da figli che da genitori. La narrazione in prima persona da parte di Lucia coinvolge il lettore rendendolo partecipe dei suoi turbamenti, facendolo saltare come i suoi pensieri tra presente e passato, tra preoccupazioni genitoriali e segreti inconfessabili. Una storia profonda, dal ritmo lento, estenuante proprio per entrare in sintonia con la protagonista e la sua angoscia esistenziale per sé e per la figlia. Non una lettura facile, ma abbastanza scorrevole.
Very much doubting between 3 and 4 stars... I appreciated how controlled and realistic it felt. At the same time, I felt she was trying to do too much in too few pages.
The Brittle Age is set in rural Abruzzo. Our narrator Lucia is a middle-aged woman whose daughter Amanda - due to Covid and because she was attacked - comes back home from Milan where she was studying. Amanda's passivity, possibly a sign of depression, is hard for Lucia. At the same time, Lucia inherits her father's land in the mountains, with a camping ground. Decades earlier a gruesome double murder happened there, more or less when Lucia had the (fragile) age her daughter has now.
It won the Premio Strega, but although I enjoyed it I am not sure it's necessarily prizeworthy.
4.5 ho trovato le parti che parlano del rapporto con la figlia così vere da fare male. Non arriva, per me, alle 5 stelle solo perchè forse la parte del delitto a volte sembra perdere un po' di passione la scrittura e diventa mero racconto dei fatti. Ma è una sfumatura che non va ad intaccare troppo la bellezza del libro.
La protagonista di questa storia e voce narrante è quella di Lucia ed è la madre di Amanda che studia a Milano. Da quando sua figlia, dopo un brutto episodio, ha deciso di mollare l'università ed è tornata a vivere con lei, Lucia tenta di relazionarsi con lei, ma risulta invadente. Così decide di raccontarle la triste vicenda che le è accaduta trent'anni fa, dove persero la vita due ragazze sotto il torrione roccioso chiamato il Dente del Lupo.
Mi è piaciuta la storia e lo stile semplice utilizzato dall'autrice Donatella Di Pietrantonio, e ci dona un insegnamento: ogni età ha le sue fragilità e certe ferite o certi traumi difficilmente si riescono a superare col tempo.