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Pastorale Americana
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LA VITA È SOLO UN BREVE PERIODO DI TEMPO NEL QUALE SIAMO VIVI

Ecco un Grande Romanzo Americano.
Moderno e classico, come si conviene ai grandi, un affresco formidabile.
Il libro che contiene tutto, e che contiene il Tutto.
Pieno zeppo di temi argomenti cose e spunti di riflessione e discussione da straripare.

Un sogno infranto.
Così pieno e fecondo che io ho preso la mia strada sicuro di ritrovare alla fine quella maestra.
Quella che riconduce al Grande Romanzo Americano, al Sogno Americano, al sogno del figlio di emigrati, per giunta ebrei, di essere parte del collettivo Sogno Americano, sogno di successo � ma in mezzo scorre la Vita, e quindi facilmente una Tragedia, quasi sicuramente in Famiglia � e la storia personale si riflette nella Storia generale, quella del paese America, nello specifico con la guerra del Vietnam � gloria e poi fallimento, felicità e poi dolore, ascesa e caduta, come indicato anche dai titoli dei capitoli (‘paradiso ricordato�, e poi ‘paradiso perduto�, e infine ‘la caduta�) � il vecchio ordine, quello dei padri, e il nuovo disordine, quello dei figli � il velo, che è illusione, e poi alzato il sipario, l’innocenza perduta � in ultima analisi, il fallimento include padri e figli (in questo caso il padre e la figlia)�

Il film, con lo stesso titolo, è del 2016, diretto da Ewan McGregor, che interpreta il protagonista.
E sulla mia strada di lettore in sollucchero si segnala il piacere e la meraviglia di essere dentro la storia del libro sin dal principio, immerso nella sua narrazione senza che mi sia richiesto tempo o pazienza per entrarci dentro, un flusso di racconto che parte dall’incipit, e mi trascina via con sé.
Subito dopo si segnala l’ironia di Roth, resa ancora più brillante dall’espediente di affidare il racconto al suo alter ego letterario Nathan Zucherman, lo stesso di Ho sposato un comunista, La macchia umana, ma che compare anche in My life as a man, Lo scrittore fantasma, Zuckerman scatenato, La lezione di anatomia, L’orgia di Praga, La controvita, Il fantasma esce di scena.

La bellissima Jennifer Connelly è una perfetta ex Miss New Jersey, Dawn, la moglie dello Svedese.
Procedendo nella lettura, mi sono accorto di come la struttura meta-letteraria è tutto meno che una gabbia, perché col procedere delle pagine scompare l’autore Philip Roth, e poi sparisce anche il suo alter ego Nathan Zuckerman, per lasciare che il racconto sgorghi da solo, fino a deflagrare, al punto che sono sparito anch’io come lettore, consapevole e non.
Uno snodo cruciale (sempre sulla mia personale strada di lettore) è l’incontro con la compassione che Roth prova e ispira per il suo protagonista, secondo me eroico nel senso vero del termine.
Il fatto che lo Svedese sia anche bello come un Apollo, lo rende semidio, possente nella sua fragilità molto umana.
Sarà forse per questo che lo Svedese si chiama Levov, che fa rima con love?
Nello Svedese ritrovo un po� di Giobbe e un po� di Giona, ma anche in un certo qualche modo un po� di Stoner, e del serious man dei fratelli Cohen, ma anche di Icaro e altre figure mitologiche.

La figlia che diventa terrorista è interpretata da Dakota Fanning, che io trovo insopportabile, per cui ho scelto questa immagine dove la si vede relativamente.
È forte la sensazione che Roth mi trasmette: il momento perfetto della vita è uno e uno solo, assolutamente unico e irripetibile.
Ed è forte la sensazione che si collochi sempre nel primo periodo della vita, (felice, immaginò, come poteva esserlo un bambino), quando è ancora possibile guardare avanti come un bambino che contempla la vetrina di una pasticceria.
Dopo ci si adopra per ricrearlo, ritrovarlo, riviverlo, ri qualsiasi cosa: ma non torna, non si ripete. È perso per sempre.
Alla riunione degli studenti che decenni prima hanno frequentato la stessa scuola, dove Zuckerman rivede il fratello minore dello Svedese, qualcuno ha avuto successo, qualcuno sembra aver migliorato la posizione di partenza: ma non è questo il punto. Hanno perso tutti.
Hanno perso la gioventù, hanno perso l’innocenza, hanno perso il Tempo.
Sembra che l’unica cosa che rimanga da fare sia:
Riportare l’orologio a un tempo in cui il passare del tempo era un fenomeno irrilevante

Quale figlio non vorrebbe essere amato da un padre come lo Svedese, che quando Merry aveva due anni appese l’altalena all’acero più grande vicino a casa?
Amato così tanto, con un amore incondizionato e senza confine, così resistente e temprato, così adamantino e incrollabile.
Un padre il cui motto sembra essere:
La cosa più importante della sua vita era questa: risparmiare sofferenze ai propri cari, essere buono con tutti, fino al midollo.

Ed ecco la vera Patty Hearst in azione con l’esercito di Liberazione Simbionese, che l’aveva rapita poco più di due mesi prima e subito trasformata in una terrorista. Qui è ripresa dalla telecamera di sorveglianza durante una rapina in banca.
Un padre cresciuto alla scuola di un altro padre, che gli diceva con pragmatismo cristallino:
Essere innamorato che significa? E a che cosa ti servirà essere innamorato quando avrai un figlio?.
Chissà, forse proprio perché lo Svedese insegue il suo sogno d’amore, la bellissima Dawn ex miss New Jersey, che conquista e sposa, forse da qui inizia la sua caduta, il suo fallimento?
Se avesse seguito le istruzioni paterne, si sarebbe evitato la caduta?
Certo che no. Il dubbio mi ha accompagnato solo per poche righe.

Patty Hearst in manette. Patty partecipò a più rapine e attentati dinamitardi, durante i quali alcune persone morirono e altre furono ferite. Fu condannata a 35 anni, ridotti poi a 7, poi a 22 mesi: poi arrivò la grazia del presidente Carter, l’indulto di Reagan e anche quello di Clinton.
Mai, in tutta la sua vita, aveva avuto occasione di chiedersi: ”Perché le cose sono come sono?� Perché avrebbe dovuto farlo se per lui erano sempre state perfette? Perché le cose sono come sono? Una domanda senza risposta, e fino a quel momento era stato così fortunato da ignorare addirittura che esistesse la domanda.

Natasha Richardson interpreta Patty Hearst nel film dedicato alla sua vicenda diretto da Paul Schrader, uno dei registi americani che preferisco. Il film uscì nel 1988.

Ecco un Grande Romanzo Americano.
Moderno e classico, come si conviene ai grandi, un affresco formidabile.
Il libro che contiene tutto, e che contiene il Tutto.
Pieno zeppo di temi argomenti cose e spunti di riflessione e discussione da straripare.

Un sogno infranto.
Così pieno e fecondo che io ho preso la mia strada sicuro di ritrovare alla fine quella maestra.
Quella che riconduce al Grande Romanzo Americano, al Sogno Americano, al sogno del figlio di emigrati, per giunta ebrei, di essere parte del collettivo Sogno Americano, sogno di successo � ma in mezzo scorre la Vita, e quindi facilmente una Tragedia, quasi sicuramente in Famiglia � e la storia personale si riflette nella Storia generale, quella del paese America, nello specifico con la guerra del Vietnam � gloria e poi fallimento, felicità e poi dolore, ascesa e caduta, come indicato anche dai titoli dei capitoli (‘paradiso ricordato�, e poi ‘paradiso perduto�, e infine ‘la caduta�) � il vecchio ordine, quello dei padri, e il nuovo disordine, quello dei figli � il velo, che è illusione, e poi alzato il sipario, l’innocenza perduta � in ultima analisi, il fallimento include padri e figli (in questo caso il padre e la figlia)�

Il film, con lo stesso titolo, è del 2016, diretto da Ewan McGregor, che interpreta il protagonista.
E sulla mia strada di lettore in sollucchero si segnala il piacere e la meraviglia di essere dentro la storia del libro sin dal principio, immerso nella sua narrazione senza che mi sia richiesto tempo o pazienza per entrarci dentro, un flusso di racconto che parte dall’incipit, e mi trascina via con sé.
Subito dopo si segnala l’ironia di Roth, resa ancora più brillante dall’espediente di affidare il racconto al suo alter ego letterario Nathan Zucherman, lo stesso di Ho sposato un comunista, La macchia umana, ma che compare anche in My life as a man, Lo scrittore fantasma, Zuckerman scatenato, La lezione di anatomia, L’orgia di Praga, La controvita, Il fantasma esce di scena.

La bellissima Jennifer Connelly è una perfetta ex Miss New Jersey, Dawn, la moglie dello Svedese.
Procedendo nella lettura, mi sono accorto di come la struttura meta-letteraria è tutto meno che una gabbia, perché col procedere delle pagine scompare l’autore Philip Roth, e poi sparisce anche il suo alter ego Nathan Zuckerman, per lasciare che il racconto sgorghi da solo, fino a deflagrare, al punto che sono sparito anch’io come lettore, consapevole e non.
Uno snodo cruciale (sempre sulla mia personale strada di lettore) è l’incontro con la compassione che Roth prova e ispira per il suo protagonista, secondo me eroico nel senso vero del termine.
Il fatto che lo Svedese sia anche bello come un Apollo, lo rende semidio, possente nella sua fragilità molto umana.
Sarà forse per questo che lo Svedese si chiama Levov, che fa rima con love?
Nello Svedese ritrovo un po� di Giobbe e un po� di Giona, ma anche in un certo qualche modo un po� di Stoner, e del serious man dei fratelli Cohen, ma anche di Icaro e altre figure mitologiche.

La figlia che diventa terrorista è interpretata da Dakota Fanning, che io trovo insopportabile, per cui ho scelto questa immagine dove la si vede relativamente.
È forte la sensazione che Roth mi trasmette: il momento perfetto della vita è uno e uno solo, assolutamente unico e irripetibile.
Ed è forte la sensazione che si collochi sempre nel primo periodo della vita, (felice, immaginò, come poteva esserlo un bambino), quando è ancora possibile guardare avanti come un bambino che contempla la vetrina di una pasticceria.
Dopo ci si adopra per ricrearlo, ritrovarlo, riviverlo, ri qualsiasi cosa: ma non torna, non si ripete. È perso per sempre.
Alla riunione degli studenti che decenni prima hanno frequentato la stessa scuola, dove Zuckerman rivede il fratello minore dello Svedese, qualcuno ha avuto successo, qualcuno sembra aver migliorato la posizione di partenza: ma non è questo il punto. Hanno perso tutti.
Hanno perso la gioventù, hanno perso l’innocenza, hanno perso il Tempo.
Sembra che l’unica cosa che rimanga da fare sia:
Riportare l’orologio a un tempo in cui il passare del tempo era un fenomeno irrilevante

Quale figlio non vorrebbe essere amato da un padre come lo Svedese, che quando Merry aveva due anni appese l’altalena all’acero più grande vicino a casa?
Amato così tanto, con un amore incondizionato e senza confine, così resistente e temprato, così adamantino e incrollabile.
Un padre il cui motto sembra essere:
La cosa più importante della sua vita era questa: risparmiare sofferenze ai propri cari, essere buono con tutti, fino al midollo.

Ed ecco la vera Patty Hearst in azione con l’esercito di Liberazione Simbionese, che l’aveva rapita poco più di due mesi prima e subito trasformata in una terrorista. Qui è ripresa dalla telecamera di sorveglianza durante una rapina in banca.
Un padre cresciuto alla scuola di un altro padre, che gli diceva con pragmatismo cristallino:
Essere innamorato che significa? E a che cosa ti servirà essere innamorato quando avrai un figlio?.
Chissà, forse proprio perché lo Svedese insegue il suo sogno d’amore, la bellissima Dawn ex miss New Jersey, che conquista e sposa, forse da qui inizia la sua caduta, il suo fallimento?
Se avesse seguito le istruzioni paterne, si sarebbe evitato la caduta?
Certo che no. Il dubbio mi ha accompagnato solo per poche righe.

Patty Hearst in manette. Patty partecipò a più rapine e attentati dinamitardi, durante i quali alcune persone morirono e altre furono ferite. Fu condannata a 35 anni, ridotti poi a 7, poi a 22 mesi: poi arrivò la grazia del presidente Carter, l’indulto di Reagan e anche quello di Clinton.
Mai, in tutta la sua vita, aveva avuto occasione di chiedersi: ”Perché le cose sono come sono?� Perché avrebbe dovuto farlo se per lui erano sempre state perfette? Perché le cose sono come sono? Una domanda senza risposta, e fino a quel momento era stato così fortunato da ignorare addirittura che esistesse la domanda.

Natasha Richardson interpreta Patty Hearst nel film dedicato alla sua vicenda diretto da Paul Schrader, uno dei registi americani che preferisco. Il film uscì nel 1988.
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piperitapitta
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Jul 27, 2016 05:40AM

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Sì, come dici tu, ci sono un sacco di cose dentro questo libro.
E prima o poi lo rileggerò anch'io :-)


Anch'io ho letto pochissimo di suo. Però quel poco è eccellente. Questo più che eccellente.


Sì, un grande libro.
Un film dal fiato ben più corto purtroppo.

(Sì, Dakota Fanning è insopportabile ed espressiva come un cancello automatico).

(Sì, Dakota Fanning è insopportabile ed espressiva come un cancello automatico)."
Forse Dakota è un nome che andrebbe evitato, perché anche la Johnson...

Il film per me è stato abbastanza pietoso...

Non che io sia un fan di Philip Roth, che ho letto davvero poco: ma quel poco si è rivelato sempre di ottimo livello. E questa sua PASTORALE mi pare perfino superiore a un ottimo livello.
Giudicare il film 'pietoso' è impietoso da parte tua 😉
Era la prima regia di un attore, non regista (se si eccettua un cortometraggio diretto nello scorso millennio).
Presumo per ragioni di marketing lo hanno costretto a interpretare il protagonista, e quindi lo hanno distolto dal ruolo di regista.
Il risultato non è assolutamente meritorio del romanzo, ma rimane un film dignitoso, pur se modesto, dimenticabile, e perfino trascurabile.
Ma 'pietoso', no. 🙂

Devi non solo averlo ma innanzitutto difenderlo, esattamente come faccio io. Per me Roth (Philip, Joseph mi garba) non ha un ottimo livello ma riconosco esser mia mera opinione; così come il film l'ho trovato pietoso ma, di nuovo, è mia opinione. :)

Anch'io ho trovato molto bello questo libro ; l'ho anche riletto. Vi ho colto, nel contempo, il sogno americano e una rigorosa critica alla realtà realizzata ; soprattutto mi ha colpito l'acuta rappresentazione del dolore nel personaggio dello Svedese.
Se P. Roth fosse sempre a questi livelli , entrerebbe nella rosa dei miei autori preferiti. Invece ho letto altri due suoi libri che sono stati due mezze delusioni.

Anch'io ho trovato molto bello questo libro ; l'ho anche riletto. Vi ho colto, nel contempo, il sogno americano e una rigorosa critica alla realtà ..."
Ho letto poco di P.Roth: quel poco, tutto notevole. Ma ho la sensazione che tu abbia ragione, non tutto è a questo stesso livello. Ha forse scritto troppo?

Federico non si è pronunciato?"
Mi piace Daria Pomponio, e mi piace Quinlan.
Federico puoi verificare da sola.

Non trovo niente, sembra non si siamo proprio espressi, se non quando annunciavano il film.


Sì, vero, Oates è scrittrice bulimica.

Dopo 100 pagine ho pensato fosse arrivato il momento per leggerla e la sensazione è di aver aperto un pacchetto con dentro proprio il regalo che cercavo! Grazie!

Dopo 100 pagine ho pensato fosse arrivato il momento per leggerla e l..."
Ma grazie!! Quel che dici mi fa molto piacere, è un bel dono che mi fai. Grazie! 🤗
Questo libro è lì che mi guarda dalla libreria, ma ho un certo timore ad iniziarlo. Mi mette ansia...

Per me è stata lettura fiume. 😉

Per me è stata lettura fiume. 😉"
Mi associo, io ho iniziato ieri e non riuscivo più a mettere giù il libro.


Così così, forse senza il confronto letterario sarei probabilmente più generoso, ma il romanzo esiste e quindi...

Nella testa e nel cuore. 😃



Io ho un debole per Jennifer Connelly perché ha debuttato in uno dei film più belli della storia del cinema.
E ho quasi un debole per Ewan McGregor e quindi gli perdono il tentativo, forse più che maldestro, troppo ambizioso. Serviva grande sceneggiatura e grande regia.


La brava e intelligente Whiterspoon non ha la bellezza necessaria e direi che fatica a controllare il peso: Connelly è alta, ma esile, è l'immagine della fragilità e dell'etereo.
Ornella, non so se augurarmi che qualcun lo rifaccia: servirebbe un Sam Mendes, un'operazione alla Revolutionary Road. Non basta recuperare la storia.


Agnes wrote: "Ci riproverò, grazie Orso ❤️ Leggendo i tuoi commenti ( e di altri amici su Gr ) non riesco ancora a capire perché non riesco mai a terminarlo: c’� qualcosa di sbagliato in me, sicuramente. E sì ch..."
Letto sul kindle, che per me è strumento quasi di tortura, e nonostante la mole, io l'ho divorato. Senza però diventare un fan di Philip Roth, perfino se l'altro paio di suoi libri che ho letto sono più che buoni, non riesco a diventare un suo lettore affezionato.

🤗

Agnes wrote: "Ci riproverò, grazie Orso ❤️ Leggendo i tuoi commenti ( e di altri amici su Gr ) non riesco anco..."
👏😍 complimenti per averlo letto sul Kindle, più sono difficili ( per me, intendo) e più devo � assolutamente � leggerlo cartaceo�.